asia
03 Novembre 2009

"Versodove" e "Letteraria": il pensiero rinasce dalla poesia

In questi tempi di stagnazione culturale vale la pena di sfogliare le due riviste letterarie Versodove e Letteraria: la prima riappare nel 2009 dopo otto lunghi anni di silenzio, la seconda quest'anno esordisce; la prima punta perlopiù su contributi letterari tout court (ma non solo), la seconda propone unicamente articoli saggistici e riflessioni uscite dalle menti e dalle penne di letterati, artisti, critici, studiosi. Una presenta teoria e pratica dell'art pour l'art, l'altra tratta di "letteratura sociale". Entrambe sono semestrali, entrambe vantano grandi firme in calce a molti dei contributi che presentano, entrambe sono state tenute a battesimo (la prima da Giancarlo Sissa e Vito Bonito, la seconda da Niva Lorenzini e Carlo Lucarelli) alla scorsa edizione della Festa dell'Unità di Bologna. Versodove e Letteraria promettono - e mantengono sin d'ora - di dare uno scossone al mondo letterario italiano, da troppi anni sonnecchiante e inquinato dallo strapotere (soprattutto editoriale) dell'accademia.

Non fosse altro che per gli otto anni di riflessione che i suoi redattori si sono concessi (il numero quattordici sulla copertina, tuttavia, denota la continuità con la prima serie della rivista), Versodove costituirebbe già una voce controcorrente, una preziosa anomalia nella fanghiglia più o meno uniforme della dimensione culturale italiana: chi, fra singoli individui e collettività impegnate per un fine comune, si concede più una simile pausa? E in questo caso, come si evince dall'editoriale di Stefano Semeraro, si è trattato di una meditazione sofferta, dettata - almeno in parte - dalla convinzione che "il web, la rete immanente e pervadente avrebbe preso in fretta il posto di quegli strumenti ormai antichi che sono le riviste fatte di carta.". Eppure la parola su carta sembra avere ancora un valore, un fascino che è quasi una necessità - quella di toccare, annusare, possedere il testo, vederlo invecchiare e permanere, al riparo (almeno per un po') dalla frenetica giostra del tempo, il quale divora tutto a una velocità che in rete appare elevata all'ennesima potenza. Anche nell'editoriale di Letteraria, firmato da Stefano Tassinari, si trova conferma dell'esigenza, maturata "dopo anni di percorsi individuali", di ritrovare uno spazio comune "per chi, malgrado tutto, ha ancora la necessità di confrontarsi con i ‘grandi temi' sociali, culturali e politici, magari a partire dallo specifico letterario.".

E' evidente, insomma, la spinta al confronto. E non è possibile confronto senza pensiero. E' indicativo che tale necessità di riflessione e condivisione parta da un ambito - quello artistico-letterario - in cui la speculazione fine a se stessa non può essere accolta, pena l'inaridimento e la morte dell'arte stessa, per la quale è da sempre fecondo, invece, un pensiero che attinga al sentire senza esserne travolto. Per questo è preziosa la proposta di Versodove, in cui le poesie, i racconti, le interessanti pagine dedicate alla traduzione (attività sottovalutata, di cui in generale si fatica a valorizzare adeguatamente le grandi potenzialità artistiche) testimoniano la necessità di tornare a ‘sporcarsi le mani' col verso, con la parola, col ritmo - in breve, con la grammatica del sentire. La sezione dedicata alla poesia si apre con un contributo di Simona Vinci, che testimonia il ritorno dell'autrice al verso dopo il successo nazionale e internazionale della sua prosa, e ospita fra gli altri i componimenti di Adriano Padua (interessanti anche dal punto di vista metrico), Biagio Cepollaro e Stefano Dal Bianco: il mondo interiore di Cepollaro sfora la dimensione egoica, trasformando piccole tragedie personali in un osservare la vita sospeso, diffidente del proprio stesso giudizio a riguardo; nemmeno gli squarci di Del Bianco sull'esistenza si allontanano dalle strette maglie del vivere quotidiano: significati del profondo e umanità spicciola trapelano l'uno dall'altro in questi suoi versi, di cui il maggior pregio è l'onesta semplicità. Gli scritti di Dannie Abse, poi, tradotti da Andrea Bianchi e Silvana Siviero, sono un'ottima occasione per assaporare la sonorità degli originali in Inglese e l'incanto degli attimi (come quello immortalato nella bellissima L'ultima visita al 198 di Cathedral Road) in cui irrompe la voce del niente. Anche la prosa trova spazio in Versodove: oltre alla riflessione sull'editoria italiana e tedesca di Giovanni Nadiani e quella di Claudio Giunta sulla morte della ‘terza pagina', è da segnalare il racconto ALTER E di Mario Giorgi, un'intrigante riflessione sull'estranerità dell'io a se stesso, che (come molta buona letteratura) reclama una lettura più filosofica che non psicologica.

Un buon esempio di scrittura che attinge all'ascolto delle emozioni, e che intuisce sfaccettature ‘altre' del mondo che abitiamo e che ci abita, è l'articolo pubblicato su Letteraria di Marco Baliani (attore, drammaturgo e regista teatrale, ideatore e creatore, fra l'altro, di Pinocchio nero); a dargli il titolo e il tema è Il tempo nero dell'attesa, che in Occidente smaschera l'ormai incancrenita "incapacità a ‘stare', [l']impossibilità a vivere senza aspettative": colpito dalla diversità con cui bianchi occidentali e neri africani vivono i momenti in cui ‘non succede nulla', Baliani riflette sul valore interiore e creativo della noia, della ripetizione, del tempo vuoto, che agli occhi dell'artista assume un'importanza fondamentale: "L'arte è nata come un'uscita [dal] tempo produttivo, l'artista mostra attraverso l'opera uno spreco, un'alterità, uno scarto improduttivo.". Baliani riporta l'esperienza della Comune parigina come primo tentativo di ribellione allo status quo inquinato e vanificato dalla visione del tempo come "produttivo e utilitario"; oggi, continua l'autore, è sempre tale visione a nutrire l'anima del consumismo più subdolo, e a tagliare le gambe al dialogo, all'ascolto, all'arte.

Su Letteraria gli spunti per pensare il mondo esterno a partire da quello interiore e/o dallo specchio della letteratura certo non mancano: se il primo dei due articoli dei Wu Ming propone una caustica riflessione sul ruolo sociale dello scrittore, Renzo Casali e Pino Cacucci ricordano autori (rispettivamente Haroldo Conti e Osvaldo Soriano) che hanno pagato a caro prezzo il proprio impegno politico. Mauro Boarelli, poi, propone la lettura di L'orologio, romanzo ‘oscurato' in cui Carlo Levi ritraeva luci ed ombre dell'Italia postbellica, i cui chiaroscuri possono forse illuminare alcuni aspetti del Belpaese contemporaneo. Sia Letteraria che Versodove, infine, dedicano spazio alla letteratura dell'Est europeo, territorio sempre sconosciuto dietro una delle attuali frontiere (più mentali che fisiche) che tanto sembrano difficili da oltrepassare. Articoli, racconti, poesie di entrambe le riviste costituiscono una sfida all'apparente vuoto di pensiero che spazza come un vento gelido la landa desolata della cultura italiana, intesa come linfa vitale di un paese in grado di pensarsi nell'individuale come nel collettivo (senza per forza dover rinunciare a uno dei due), e di ritrovare quella capacità d'ascolto e quella fermezza (individuale e collettiva) di cui l'arte sembra essere l'ultima vestale rimasta.

di Linda Altomonte
Redazione ASIA


Commenti:


Non ci sono commenti


Lascia un commento:


Se desideri lasciare il tuo commento devi essere registrato ed effettuare il login inserendo Utente e Password negli appositi campi in alto nella pagina.
Se non sei ancora registrato clicca qui per registrarti.
Facebook Twitter Youtube
Newsletter




Acconsento al trattamento dei miei dati personali.

Videocorsi scaricabili
Dona ora
Iscriviti ad Asia
Articoli
Eventi