asia
17 Febbraio 2010

Edward Hopper: visita esperienziale alla mostra di Bologna

Argomento: Arte

Incontrarsi nell’Arte, in collaborazione con l'Associazione ASIA, organizza due visite guidate esperienziali alla mostra di Edward Hopper, a Palazzo Fava, Bologna, sabato 16 aprile, sabato 7 maggio e venerdì 27 maggio. In occasione del primo di questi due imperdibili appuntamenti, vi riproponiamo un articolo relativo alla precedente esposizione in Italia dell'artista americano.

Edward Hopper, uno degli artisti più significativi e rappresentativi dall’arte moderna americana, interprete dell’affascinante e metafisico paesaggio della provincia americana, cattura la luce che tutto sospende: gesti, azioni, moti dell’anima e tempo.

“Quello che vorrei dipingere è la luce del sole sulla parete di una casa.” 

E. Hopper


Per informazioni e iscrizioni

mail: maria@incontrarsinellarte.it

segreteria di Asia dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 20.00 

tel. 051/225588

web www.asia.it

Incontrarsi nell’Arte

Calendario:

sabato 16 aprile dalle ore 16.20 alle 18.00

sabato 7 maggio dalle ore 15.40 alle 17.00

venerdì 27 maggio dalle ore 18.00 alle 19.30


Dopo la mostra a Palazzo Reale di Milano, che ha celebrato la prima esposizione personale italiana del grande artista americano Edward Hopper, dal 16 febbraio 2010 la stessa mostra prosegue nella capitale, al Museo Fondazione Roma, dove resterà fino al 13 giugno. L’allestimento curato da Carter Foster, responsabile della Whitney Museum, si presenta con la particolarità di vedere affiancati i disegni preparatori e molti studi a matita, che svelano i pensieri e le riflessioni dell’artista prima della stesura del colore. Sono esposte anche molte delle sue acqueforti, appartenenti al periodo tra il 1915 e il 1923, soggetti che avevano trovato piena espressione nel segno grafico, già ragionati e sperimentati, che saranno poi trasferiti sulla tela solo in un secondo momento.

Il disegno quindi, diventa un aspetto focalizzante per la realizzazione delle sue opere; infatti, osservando le evoluzioni dei bozzetti, si possono seguire e intuire i suoi percorsi mentali nell’indagare il mondo. L’artista non era tanto interessato all’esattezza del risultato pittorico in quanto tale, ma piuttosto a ripulire eliminando dalla composizione quelli che lui stesso chiama “segni superflui”, proprio nel tentativo di non distaccarsi dalla visione originaria della realtà. Lo stesso Hopper dice: ”[...M]i scontro sempre, quando lavoro, con la fastidiosa intrusione di elementi che non fanno parte della visione che mi interessa. L’opera stessa, nel suo procedere, finisce per cancellare e rimpiazzare la visione originaria. La lotta per evitare questo decadimento è il destino, penso, di tutti i pittori a cui non interessa inventare delle forme arbitrarie”.

Morning Sun (1952) Morning sun (1952)

Come possiamo cogliere dalle sue opere, infatti, l’attento e tagliente sguardo di Hopper riconduce a una visione essenziale del quotidiano, dove tutto si sospende, aprendo ad un assordante silenzio fatto di luce, ambienti vuoti e senza tempo. L’artista riesce a dare nel segno tutta l’espressività e la radicalità dell’indagine attenta sul reale, come nell’acquaforte Night Shadows del 1921, dove ogni singola linea tracciata crea un dialogo tra luce e ombra, dando vita alle forme che pur occupando la stessa superficie pittorica restano uniche, mostrando appieno la loro singolarità. Perfino l’uomo rispetto alla sua ombra appare come entità separata, a testimonianza di una incomunicabilità essenzialmente interiore, prima che sociale.

Ogni sguardo sulla realtà diventa un fotogramma unico, l’osservatore è sempre invitato a entrare nell’intimità dello spazio urbano esplorato, come nell’opera The Open Window del 1915; la sua rappresentazione della realtà diventa un gioco di specchi tra chi viene ritratto e chi guarda. La realtà rappresentata rispecchia gli stati d’animo inquieti, rivelanti la condizione umana all’interno del paesaggio urbano contemporaneo, fatto di estraneità, solitudine e silenzio, ma allo stesso tempo pregni di metafisica poesia.

I temi affrontati dal grande artista sono molteplici – la città, il mare, i treni, l’architettura, il teatro - tutti accomunati dall’apparente tranquilla quotidianità in cui i soggetti rappresentati vengono sorpresi. In verità, l’atmosfera di apparente tranquillità diventa metafora di trasformazione che fa mutare la condizione del singolo soggetto ritratto, in tema universale, come universali e senza tempo sono i sentimenti che li attraversano. L’artista stesso durante un’intervista afferma che nel suo lavoro non c’è nessun contenuto sociale; infatti, la solitudine che tanto traspare dalle sue opere ha radici ontologiche e mai psicologiche. Questa mostra, quindi, diventa un’occasione per tutti coloro che vogliono assaporate a fondo una lettura introspettiva sull’uomo contemporaneo. Lo stesso Hopper in un’intervista dice: “… credo di non aver cercato mai di dipingere la scena americana; io cerco solo di dipingere me stesso”. 

di Maria Rapagnetta
Redazione Asia.it


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