Che la cultura nel nostro Paese stia attraversando un periodo nero - e per i tagli, recenti e passati, e per il livello spesso francamente basso delle proposte che malgrado tutto "riescono a spuntarla" - non è una novità. E, a ben guardare, visto l'andamento generale non lo è nemmeno il fatto che per la notte di Capodanno del 2011 il comune di Bologna, città che nel 2000 è stata capitale europea della cultura, abbia trasformato Piazza Maggiore nel palcoscenico di X Factor, ingaggiando Francesco Facchinetti e alcuni concorrenti della nota trasmissione per una serata di festa all'insegna della "cultura televisiva". Sui motivi, molti e a nostro parere validi, per i quali l'iniziativa del comune ha provocato lo sdegno di molti cittadini ed associazioni culturali bolognesi, in questa sede non intendiamo affermare nulla di più di quanto già non dica il comunicato dell'associazione Siamo la cultura (che riportiamo per intero qui sotto, insieme ai link alle pagine del Corriere della sera e di Repubblica nominate dallo scritto).Vorremmo invece proporre una riflessione più ampia su cosa sia "cultura", e come la si intenda in Italia, condividendo le osservazioni del Maestro Alfonso Antoniozzi e lanciando una piccola provocazione. Ecco un paio di esempi: sulla versione in rete del quotidiano La Repubblica, sopra citato, le pagine "culturali" sono indicate con la dicitura "Spettacoli e cultura": perché? Lo spettacolo non dovrebbe essere uno dei contenuti del contenitore (forse meno capiente di quanto si pensi) chiamato "cultura"? E poi: tra i canali del frequentatissimo YouTube manca proprio quello dedicato alla cultura: esiste il canale di politica, quello dedicato alle notizie in generale, ma non ce n'è uno con la dicitura "cultura". Perché mai? E soprattutto: perché non se ne sente la mancanza? Perché nessuno lo reclama?Insomma, a che punto siamo? Cos'è (diventata) davvero la cultura - quella di cui noi Italiani siamo figli, ma anche quella che, per qualche motivo che abbiamo forse dimenticato, dovrebbe aiutare a crescere i figli degli Italiani?
Link:
Comunicato dell' associazione "Siamo la cultura":
X Factor è il meglio che Bologna può proporre?
Lettera aperta della rete Siamo la cultura sul Capodanno a Bologna
Abbiamo appreso dai quotidiani bolognesi che la gestione commissariale ha incaricato la Ballandi Entertainment S.p.a. di organizzare il capodanno 2010: la serata presentata da Francesco Facchinetti vedrà esibirsi sul palco di piazza Maggiore i concorrenti della nota trasmissione televisiva X Factor.
Inutile dire quanto la proposta ci lasci di stucco, dopo mesi di dibattito sul rilancio della cultura a Bologna quale punto di forza della città e motore per il rilancio dell'economia. Come rete Siamo la cultura già da mesi ci sforziamo di attirare l'attenzione sulle associazioni culturali che, nonostante la penuria di spazi e finanziamenti, giorno dopo giorno si impegnano per mantenere alto il livello e la quantità delle offerte culturali in città.
Il pubblico italiano è afflitto da una televisione spazzatura che non contribuisce ad affinarne il gusto e la capacità critica. È avvilente vederne riproposto il palinsesto nella piazza principale di Bologna, città che avrebbe ben altro da offrire ai suoi cittadini se volgesse lo sguardo alle mille realtà che la animano ogni giorno.
In un momento in cui vengono tagliati i fondi per i servizi e per le iniziative culturali di provata qualità, ci chiediamo da dove provenga il budget che servirà a finanziare questo spettacolo. Abbiamo appreso dalla stampa notizie discordanti sul costo: Repubblica parla di 150 mila euro coperti in parte dai privati, il Corriere di 250 mila coperti interamente dai privati.
Siamo decisi a compiere le pratiche necessarie per avere un esatto resoconto dei costi pubblici e privati di questa iniziativa e a informarne tutti i cittadini che sono normalmente utenti delle nostre numerose iniziative culturali
La somma prevista, pubblica o privata lo scopriremo a breve, è uno schiaffo a tutti e tutte coloro che in città sono costretti a sempre maggiori sacrifici, a vedere tagliati servizi essenziali e chiusi spazi e attività che svolgono, attraverso la cultura, una funzione di coesione sociale sul territorio. Non era possibile proporre ai privati una iniziativa che coinvolgesse le realtà creative cittadine, come accade ormai da anni con il bando - a nostro avviso troppo esiguo - per l'ideazione del vecchione rivolto ad artisti e artiste della città? Non si poteva convogliare parte di quei finanziamenti su attività e servizi fondamentali per la cittadinanza, come le piccole biblioteche di quartiere che sono a rischio di chiusura?
Una gestione differente della serata dell'ultimo dell'anno, realizzata con la collaborazione delle migliori risorse della città, avrebbe potuto offrire un segno di cambiamento alla cittadinanza Bolognese nella direzione del rilancio dell'immagine della città legata alla produzione culturale. Un'occasione mancata, e un'ulteriore conferma del dominio, nel campo delle politiche culturali, della logica del grande evento commerciale.