10 Maggio 2012
Tibetano sceglie il suicidio invece della prigione cinese
E’ stato rivelato oggi che Gonpo Rigzin, venticinquenne tibetano, si è accoltellato a morte piuttosto che affrontare le torture e la straziante realtà del sistema carcerario cinese.
Il venticinquenne si è accoltellato ripetutamente al petto nella casa della sua famiglia a Sheda, nella provincia di Drango.
Precedenti proteste Tibetane
Prima di togliersi la vita, Gonpo ha detto: “Preferisco ucciermi piuttosto che essere arrestato dai Cinesi”, dando importanza alla tragica esperienza nelle prigioni del Paese.
Gonpo era stato precedentemente coinvolto in una protesta nella città di Drango il 23 Gennaio.
Segnalazioni non confermate affermano che era implicato, assieme ad altri compagni, nel danneggiamento di un veicolo di polizia durante la protesta in cui le forze dell’ordine cinesi aprirono il fuoco contro dimostranti inermi.
Rieducazione Patriottica
Gli abitanti della città di Sheda sono stati ripetutamente convocati dai funzionari governativi locali a partecipare ed essere soggetti a programmi di “rieducazione patriottica”.
In questo programma obbligatorio, i Buddhisti tibetani sono costretti a denunciare la loro guida spirituale, il Dalai Lama, da loro ritenuto sacro, e a giurare fedeltà allo Stato e al partito comunista.
Questi programmi sono divenuti ordinaria amministrazione dopo le proteste in tutta Drango.
La polizia aveva confermato alla famiglia di Gonpo che la loro partecipazione al programma di rieducazione patriottica sarebbe stata obbligatoria.
Accanimento della Polizia Cinese
Perseguitato assieme a tutta la famiglia dalla polizia e temendo di essere arrestato una volta arrivato in città, Gonpo ha ignorato i numerosi ordini di partecipare ai corsi.
Il 29 Marzo, dopo essere stato avvertito che l’ufficio di sicurezza paramilitare aveva ordinato il suo arresto, ha pronunciato: “Preferisco ucciermi piuttosto che essere arrestato dai Cinesi”, poi si è accoltellato a morte nella sua casa.
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Traduzione di Simone Semprini