Il 13 febbraio scorso, il ventiduenne Drupchen Tsering si è dato fuoco nei pressi dello stupa di Boudhanath (Kathmandu, Nepal) in segno di protesta contro l’occupazione cinese in Tibet. Il giovane monaco è successivamente morto in ospedale per ustioni di terzo grado.
La notizia della sua autoimmolazione è stata pubblicata il 9 marzo su ordine dell’Ufficio Amministrativo del Distretto di Kathmandu, ma il reclamo del corpo da parte della famiglia non è potuto avvenire entro i trentacinque giorni di tempo previsti dal regolamento, a causa dell’evidente impossibilità da parte dei parenti di lasciare il Tibet. Per questa ragione il governo nepalese ha preso legalmente in custodia il cadavere per seppellirlo o per donarlo a un istituto di medicina, prospettive che fanno sospettare, come suggeriscono alcuni diplomatici internazionali secondo quanto riportato dal sito Students For a Free Tibet, una trama volta a consegnare il corpo del monaco al governo cinese affinché possa distruggerlo segretamente. Anche volendo sorvolare sulle ipotesi del complotto, resta evidente come entrambe le soluzioni proposte vadano contro la tradizione buddhista che prevede la cremazione del corpo secondo uno specifico rituale. Ed è proprio per difendere quello che per i buddhisti è 'il più sacro e inviolabile diritto' che i membri dello Students for a Free Tibet hanno fatto pressioni presso i consolati nepalesi di vari Paesi (USA, Canada, India…) affinché il corpo di Drupchen Tsering riceva un rito funebre conforme al suo credo. E ora invitano tutti quanti noi ad agire e a convincere, attraverso una telefonata o una email, il governo nepalese a 'fare la cosa giusta'.
Ma perché si parla di giustizia, di fare la cosa giusta? Perché il diritto a una sepoltura che rispetti e rispecchi i nostri valori e le nostre credenze è profondamente sentito come un diritto inalienabile. Non ha infatti a che fare con la specificità del rituale buddhista: chiunque si conceda al proprio sentire avrà prova certa della sacralità con cui viviamo la morte, sacralità che va al di là di qualsiasi divergenza politica o culturale e che accomuna tutti gli uomini in quanto tali, poiché non si identifica in una pratica specifica, ma sta all’origine di tutte le pratiche. Proprio per questa ragione, privare un individuo di un simile diritto è da considerare un crimine contro l’Umanità.
"The Nepalese government right now has an opportunity to prove that it is a democratic government that respects human rights,” said Lhamo Kyi, an organizer with Students for a Free Tibet in Toronto. “Nepal is stooping lower and lower in the world stage every day that they hold on to his body. In Nepalese culture, one’s body is highly respected after death, with religious rituals to ensure the proper passage into next life. We expect the same for Drupchen Tsering, a person who sacrificed his life for the cause of Tibetan freedom."
“In questo momento il governo nepalese ha l’opportunità di dimostrare di essere un governo democratico che rispetta i diritti umani”, dice Lhamo Kyi, una delle organizzatrici di Students for a Free Tibet a Toronto, “Trattenendo il suo corpo [di Drupchen Tsering] il Nepal si sta umiliando sempre di più davanti al mondo. Nella cultura nepalese, il corpo dell’individuo è profondamente rispettato dopo la morte, con rituali religiosi che assicurano il corretto passaggio alla vita successiva. Ci aspettiamo lo stesso per Drupchen Tsering, una persona che ha sacrificato la sua vita per la libertà del Tibet”.
Fonte: https://www.studentsforafreetibet.org/news/sft-pressures-nepal-government