E' inziata ad Asia la stagione accademica delle lezioni di meditazione guidate da me.
La strada è lunga.
Essa ha davvero inizio allorché in noi si risveglia il bisogno di comprendere a fondo il nostro ritrovarci ad esistere senza poterne giustificare la ragione.
Nessuno sa perché esista un mondo né potrà mai saperlo.
Dio non è risposta, se l'esistenza è senza spiegazione, perché anche Dio esiste.
Beninteso se esiste.
Se non esiste, il mistero è egualmente oscuro.
Se si comprende in significato di ciò che ho appena scritto sulla impossibilità di fungere da fondamento da parte di
un Dio, allora si intuirà anche il significato di "essere".
Questo è solo il primo passo - serve ben altro.
Questa iniziale intuizione dovrà deflagrare in un evento - che gli orientali chiamiamo illuminazione - che diventerà il centro della nostra esperienza d'essere.
Ciò, in una cornice di silenzio interiore e di prolungata immobilità nella postura di meditazione, andrà coniugato, attraverso lo yoga, alla "topografia" dell'esperienza e alla grammatica esistenziale del sentire esplorando emozioni e sentimenti come i sensi di stranimento, assurdo, spavento, meraviglia, miracolo...
Occorrono perseveranza e disciplina.
Quel che si trova non è la risposta alla domanda che ci ha mossi, ma la soluzione.
E infine ci si apre ad un dono gratuito che mai più ci abbandona: una quieta, profonda, gioia per l'avere visto.
Sebbene il mistero resti mistero, se ne svela la sapienza - manchevole di nulla.
Franco Bertossa