Non siamo qui per null'altro che per attingere alla pienezza della consapevolezza d'essere.
È evento molto raro proprio perché è un evento.
Non vi si giunge attraverso progressivi studi o ragionamenti, ma grazie ad uno schiudimento improvviso ed imprevedibile.
Esso può capitare in ogni circostanza.
Poco prima che decedesse - a 96 anni - ebbi occasione di incontrare il conte von Dürckheim nella sua residenza della Foresta Nera.
Fui accolto da un vero nobile che tradiva molta gioia e curiosità per la inaspettata possibilità di condividere un'esperienza che rapiva entrambi.
Egli mi raccontò di persone che aveva conosciuto le quali s'erano illuminate in guerra.
Un esempio mi colpì particolarmente, quello di un soldato che si era trovato a correre nella terra di nessuno attaccando il fronte avversario.
D'un tratto s'era accorto che una enorme granata stava precipitando proprio su di lui.
Sono morto, sono finito... tra un secondo non esisterò più - pensò.
Invece la bomba cadde ma non esplose. Era difettosa.
E il giovane, d'un tratto... vide il mondo per la prima volta.
S'era illuminato.
Rimase stranito..
Poiché nessuno riusciva a capacitarsi di cosa fosse accaduto alla sua coscienza - neppure lui. Venne confortato dapprincipio dal cappellano militare - ma neppure i preti possono capire l'essere - e poi venne accolto in una struttura per reduci mentalmente scossi.
Non potendo comunicare con nessuno di quell'evento, la vita gli si disfaceva intorno.
Perdette i rapporti affettivi, le amicizie, il lavoro.
Si sentiva solo, incompreso - ma incompreso perfino da se stesso.
Qualcuno gli suggerì di incontrare il conte von Dürckheim e lui andò.
Quando il conte sentì come e cosa era successo, gli disse una cosa straordinaria:
- Lei non è affatto malato di mente. Lei, da quello speciale momento ha iniziato ad essere davvero sano. Ma tale salute non è comune, per questo nessuno la capisce.
Sentirsi compresi è già oltre metà della cura.
Venire poi a conoscenza del fatto che, in casi simili, non solo non si è matti, bensì si è portatori di una conoscenza molto preziosa e rara, cambia totalmente la propria prospettiva esistenziale.
Cosa accadde al povero soldato?
Accadde che subì una forte aggressione da parte del nulla.
Vedendo la bomba cadere pensò "tra un istante non esisterò più".
Ma l'essere non può esser nientificato.
E l'essere lo urla alla propria maniera, attraverso uno speciale canale emotivo che di psicologico non ha nulla.
Stupore, stranimento, incapacitazione, meraviglia senza fine per il solo, nudo, fatto di esserci - e non di non esserci.
Ciò si dice innanzitutto attraverso un sentire, dopodiché resta il duro compito di riuscire a tradurre fedelmente l'esperito nel saputo.
Questa è cultura.
La più profonda.
In realtà noi viviamo due storie.
Una è quella descrivibile, quella che si scrive e studia nei testi scolastici.
La seconda, quella vera, è la storia interiore, la storia spirituale, per così dire.
La storia spirituale segue una logica molto diversa.
Quello che accadde al soldato di cui ho scritto, accadde anche a kamikaze che nel spieno dell'impeto dell'attacco mortale si trovarono costretti ad ammarare uscendone vivi; a gente che stava per essere giustiziata; a gente che aveva provato ad impiccarsi senza riuscirci (Arthur Rubinstein); accadde a gente che ebbe tremendi incidenti automobilistici (George Lucas), a internati nei lager nazisti (Viktor Frankl), a malati terminali, a prigionieri in carceri staliniane (Arthur Koestler), ecc.
Molti - non tutti! - gli attacchi di panico non sono che avvisaglie di un risveglio che la mente e la cultura in cui accadono non sanno accogliere.
E naturalmente le letture che seguirono e ancor seguono a tali eventi sono e furono diverse, ma mi permetto di sostenere che l'essenza era ed è comune.
Il risveglio, naturalmente, accade anche in molte altre circostanze, non solo in quelle sofferte o addirittura drammatiche.
A Heidegger accadde sulla neve, vicino alla sua baita della Foresta Nera - foresta di illuminati, a questo punto..
A De Chirico nella Piazza Santa Croce, a Firenze mentre, convalescente, guardava la statua di Dante.
Il compito che mi trovo spesso a svolgere, oggi, è di aiutare a far comprendere a quelli a cui accade che la loro esperienza è importante, determinante.
Che è un raro gioiello - foss'anche tinto di paura.
Che tale risveglio rappresenta il senso stesso del loro esser qui.
Asia esiste a partire da questo e, ad Asia, tutti lo sanno.
Senza questa consapevolezza Asia non esisterebbe.
Invece esiste, è vitale e la gente vi è unita e molto motivata a che si possa continuare ad approfondire quel che così venne detto nella tradizione zen:
"Quel raro evento per cui non mi contenterei di offrire diecimila monete di puro oro".
Quando moriremo, due saranno le eventualità:
O saremo risvegliati al significato più profondo dell'essere o non lo saremo.
O sapremo a cosa tornare in quella strettoia estrema o saremo dispersi e dubbiosi.
Cari amici, valutate.
Un abbraccio a tutti!