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Nichilismo consapevole e nichilismo tecnico

Vi sono due nichilismi, uno consapevole uno no; uno deriva dalla lucida visione dell'impossibilità di un senso mentre l'altro la questione del senso neppure la intravede.
Il nichilismo consapevole è quello di chi sia affaccia sull'esistenza e la vede infondata, dunque singolare e assurda.
Invece il nichilismo inconsapevole è quello di chi crede di dare un senso all'esistenza attraverso l'analisi delle sue determinazioni.
Il nichilsmo consapevole è l'anticamera della piena manifestatività dell'essere;
il nichilismo inconsapevole usa la parola "Essere" (rigorosamente sempre con la maiuscola (!) anche se non scrive in tedesco) ma del significato di essere non ha la più lontana idea.
Non si comprende essere senza il niente e il nichilismo inconsapevole del niente non ne sa un bel niente.
Il nichilismo consapevole annovera giganti come Sartre, Camus e Cioran..
mentre quello inconsapevole tutti coloro che credono che la soluzione consista nel comprendere in cosa consista la realtà, come sia fatta.
Tra costoro annovero pressoché tutte le religioni (Buddhismo a parte sebbene sia campione nell'analisi) e la scienza allorché convinta di essere lo strumento di conoscenza onnicomprensivo.
Nelle generazioni più recenti il nichilismo inconsapevole si annida, oltre che nell'atteggiamento scientifico, in molte filosofie di matrice orientale, specie quelle neo-vedantine.
Insomma, ci siamo capiti; quelli de: tutto è uno, non vi è nulla da raggiungere, sii ciò che sei, sei il Nulla, sei il Vuoto, sei l'Essere eterno, siamo già tutti illuminati fin dal principio, ecc. ecc. ecc...
Lungi dall'essere risvegliati, io li considero gli addormentati per eccellenza.
Il nichilismo inconsapevole si può anche chiamare nichilismo tecnico.
La "storia della metafisica", ovvero la storia del pensiero nell'età dell'oblio dell'essere - da Platone a Nietzsche - si fa solo tre domande:
1. Come l'ente è strutturato?
2. Come si comporta?
3. A che serve?
Si vede immediatamente che le domande che scienza e spiritualità si pongono sono le stesse.
Come ebbe a dire Heidegger, materialisti e spiritualisti non potranno mai prevalere gli uni sugli altri perché si rapportano all'ente allo stesso modo.
Aggiungo io: secondo le tre domande su menzionate.
Ma nessun "come" giustifica l'assurdità del fatto che v'è mondo e non niente di mondo.
Chi vede e patisce tale assurdità realizza anche che non sarà certo l'unità dell'essere - il luogo comune neo vedantino del "tutto è uno" - a risolverla.
Ecco dove invece si affaccia il nichilista consapevole: vede e soffre l'impossibilità di un fondamento, perché coglie sì l'uno, ma lo coglie assurdo, insensato.
Che qualcosa esista invece del niente di quel qualcosa - e stiamo parlando del tutto - è semplicemente e irrimediabilmente assurdo.
La domanda del nichilista consapevole sfocia nell'estrema formulazione di Camus: se noi siamo come Sisifo che spinge il masso verso la cima e, raggiuntala, il masso riprecipita alla base e Sisifo riprende a spingerlo verso la cima e quello riprecipita, ecc. allora la sola domanda, filosoficamente sensata, che resta è se Sisifo debba uccidersi o no.
Ecco, Camus era un eroe, un puro che non si è tirato indietro dall'affacciamento sull'abisso del non senso.
Sono i miei eroi e mi inchino davanti alla loro memoria.
Religione e scienza sono cieche a riguardo.
Ripeto perché sia chiaro, onde evitarmi gli strali spesso offensivi dei patiti di scienza che poi, in ultimo scienza non fanno (gli scienziati, infatti, sono molto più umili dei loro fan):
la scienza è cieca e, ALLORCHE' pretende di essere metodo di conoscenza onnicomprensivo, è anche una forma di superstizione.
Tali sono perfino quegli aspetti della spiritualità che paiono raggiungere il fondamento insuperabile, l'Atman, il Sè, con le mille declinazioni che oggi piacciono tanto e di cui ho già detto: Vuoto, Essere, Niente, l'Uno...
Sono nichilisti inconsapevoli poiché la questione del senso dell'essere non li sfiora neppure.
Stanno solo rispondendo a:
Come sono fatto?
Come mi comporto?
A che servo?
Domande riunite sotto quella più riconoscibile di:
- Qual è la mia vera natura?
Qualunque essa sia, non potrà esimersi dal ricadere nell'impietoso:
- E con ciò?
La soluzione al dramma del nichilista consapevole non sta in una super natura, anch'essa comunque essente, o meglio: gettata nell'esistenza.
La risposta non è in spirito invece che cervello.
Insomma, come chiarirlo meglio?
Così chiaramente nessuno mai lo ha espresso.
Chissà se ciò è accaduto semplicemente perché mai v'è stato chi potesse ascoltarlo e comprenderlo..
Il problema è molto più profondo di quasi tutte le formulazioni apparse tra gli esseri umani.
Solo ogni tanto s'apre una finestra epocale che prende coscienza dell'abisso.
In Occidente Kant, Schelling e Heidegger.
In Oriente, Buddha ed epigoni.
Per tutto il resto vale il "Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni" di Shakespeare.

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