Nichilismo materialista e nichilismo metafisico
Vi sono due nichilismi, quello materialista e quello metafisico.
Il primo è piuttosto diffuso, vede la vita e la storia del mondo nel gioco della materia e conclude, più o meno lucidamente che senso e valore ultimi non possono esservi poiché la materia non li detiene, cosicché tutto si gioca in questa vita nella quale non ha senso negarsi nulla.
Il secondo, il nichilismo metafisico è più raro ed è molto più consapevole.
A mio avviso la figura principale nei tempi recenti ne è
Sartre, ma il gigante è Leopardi.
Per Sartre il fenomeno, ovvero il mostrasi del mondo, è evento originario e misterioso.
Anche ciò che chiamiamo materia si mostra; è fenomeno il cui mostrarsi non dipende da funzioni materiali le quali, esse stesse, non sarebbero che altri fenomeni..
Per il nichilista metafisico la vita non ha senso ultimo perché l'esistenza in toto è "di troppo" rispetto a niente.
"L'uomo è una passione inutile" conclude Sartre in "L'essere e il nulla".
Il primo è, per lo più, un nichilista operativo, protagonista del mondo della scienza.
Non è contemplativo; vede le cose e le riduce a problemi da risolvere.
Oltre non va.
Il secondo è contemplativo, sa calarsi nel mistero dell'essere, ma non sa trovarvi un valore, essendo che l'esistente è senza fondamento; un di troppo, inutile appunto.
Il primo non ha fatto i conti radicalmente col fatto d' "essere" che ha ridotto a "stare": le stelle stanno posizionate in cielo e si studiano con metodologie fondate sull'osservazione scientifica; il secondo, invece, vede e contempla essere le stelle, come questa terra; vede che sono invece che non essere e ne vede la misteriosità.
Ma proprio perché ne vede la misteriosità dovuta alla netta differenza tra ciò che c'è e niente - per cui ogni ragione o fondamento dell'essente starebbe in ciò che c'è non potendo così fungere da veri ragione e fondamento - vede anche che non è possibile attribuire senso e valore all'esistenza.
Di qui un nichilismo più consapevole e privo di quella fede che ogni nichilista materialista ancora alberga nascostamente in sé e che risulta comicamente naif dal punto di vista del pensiero filosofico e della consapevolezza.
Il nichilista metafisico è il vero nichilista per il quale nutro una profonda ammirazione: ha visto l'abisso e ne è stato sconfitto da grande guerriero.
Egli, come il samurai più anziano de "I sette samurai" è un grande generale perché ha perso tante battaglie.
È un combattente del pensiero degno di profondo rispetto e di essere interpellato ed ascoltato.
A questi dico che il niente che ha visto e che ha determinato la sua sconfitta è anche la cura alla sua disperazione.
Occorre, però, scalare i gradi del niente dalla negazione alla vacuità.
Tale è la cura del Buddhismo.
Leopardi non poteva conoscerla.
Cioran ha studiato profondamente il Buddhismo e ne ha visto l'esito, in qualche misura.
Sartre non l'ha cercata.
Di Camus dicono avesse un sorriso insolitamente sereno quando lo trovarono morto, schiantato in macchina contro un platano.
Che l'assurdo gli si fosse mostrato assurdo anch'esso, ovvero vuoto?
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Gate gate gate parasamgate bodhi svaha!
Andato, andato, andato, compiutamente andato oltre… quale illuminazione!