asia
18 Maggio 2008

Video Intervista a Michel Bitbol

Dalla biologia molecolare alla filosofia

Abbiamo intervistato il prof. Michel Bitbol, direttore di ricerca al CNRS, il consiglio nazionale delle ricerche francese, durante i due giorni bolognesi presso ASIA, dove ha tenuto due conferenze e una serie di gruppi di studio sugli ambiti più avanzati della ricerca fenomenologica. Bitbol, in questa prima parte della lunga e feconda intervista che ci ha rilasciato, ci racconta il percorso che parte dalle prime ricerche di chimica e biologia molecolare per arrivare all'epistemiologia e alla nuova frontiera delle ricerce sulla coscienza, la Neurofenomenologia di Francisco Varela.

Prima domanda

Seconda domanda

Terza domanda

Quarta domanda

Quinta domanda (approfondimenti)

Sesta domanda

Approfondimenti: Nella quarta risposta Bitbol cita un libro di Thomas Nagel, The view from Nowhere, lo sguardo da nessun luogo.
Ecco una breve recensione del libro, tratta da Oxford University Press, che chiarisce meglio l'oggetto della discussione:
Gli esseri umani hanno l'abilità unica di vedere il mondo in un modo distaccato: Possiamo pensare al mondo in termini che trascendono la nostra propria esperienza o il nostro interesse, e considerare il mondo da un piedistallo che è, nelle parole di Nagel, "da nessuna parte in particolare". Allo stesso tempo, ognuno di noi è una persona particolare in un posto particolare, ognuno con la propria "personale" visione del mondo, una visione che possiamo riconoscere solo come un aspetto del tutto. Come possiamo noi riconciliare questi due punti di vista, intellettualmente, moralmente e praticamente? Quanto questi aspetti sono inconciliabili e quanto essi possono essere integrati? Questo libro ambizioso e ricco di spunti affronta questo fondamentale obiettivo, argomentando che questa nostra natura duale è la radice di una mole di problemi filosofici, che toccano ogni aspetto della vita umana. Nagel ci guida, con le sue spiegazioni, in campi della filosofia come: il problema mente-corpo, l'identità, conoscenza e scetticismo, pensiero e realtà, libero arbitrio, etica, relazione tra morale e gli altri valori, il significato della vita e la morte. Un'eccessiva oggettivazione è stata la malattia della recente filosofia analitica, dice Nagel; essa ha portato a improbabili forme di riduzionismo in filosofia della mente e altrove. La soluzione non è quella di inibire l'impulso oggettivante, ma di insistere affinché esso impari a coabitare con la prospettiva interiore, che non può essere scartata o oggettivata. La riconciliazione tra i due punti di vista, alla fine, si vedrà che non è sempre possibile.

Nagel è qualche volta categorizzato come dualista ma, più precisamente, può essere considerato un anti-riduzionista. Egli stesso (1998) scrive:

...Credo che ci sia una necessaria connessione in entrambe le direzioni tra fisico e mentale, ma che questa non possa essere scoperta a priori. Si è fortemente divisi sulla credibilità di un certo tipo di riduzionismo funzionalista, e non voglio dilungarmi sulle ragioni che mi fanno stare dalla parte degli anti-riduzionisti all'interno di questo dibattito. A dispetto dei significativi tentativi di molti filosofi di descrivere le manifestazioni funzionali degli stati mentali consci, io continuo a credere che non una pura caratterizzazione funzionalista di un sistema permette-semplicemente in virtù dei nostri concetti mentali-al sistema di essere cosciente.


Nella quinta domanda si parla di essere-nel-mondo. Questo termine, introdotto in Essere e Tempo da Martin Heidegger, vuole rappresentare l'autentica condizione umana.
Il significato dell'espressione "essere nel mondo" comporta tre punti di vista:
1) il "nel mondo" comporta un'indagine sull'idea di mondo (mondità) come tale;
2) occorre determinare con chiarezza di cosa parliamo quando parliamo dell'essere che è nel mondo, cioè di cosa si nasconde dietro il "Chi" della domanda "Chi è";
3) infine occorre chiarire il senso (la costituzione ontologica) dell'"in-essere" (inessenza).

L'espressione "in-essere" non va intesa in senso pratico come il modo d'essere di qualcosa che è dentro qualcos'altro (come l'acqua nel bicchiere o la chiave nella toppa), cioè la semplice presenza di questo o quell'uomo in questo o quel luogo. "In" deriva da inna-abitare, habitare (habitus) nel senso di "essere abituato", "essere familiare con", "essere solito". "In-essere" (essere nel mondo) è dunque la condizione fondamentale dell'esistenza umana, nel senso della sua "condizione normale" (abituale, consueta). É, in altre parole, il modo in cui noi ci "sentiamo di casa nel mondo" (lo abitiamo) a prescindere da ogni ulteriore occupazione e attività (la condizione dell'intimità).

L'"in-essere" può anche essere illustrato attraverso il concetto di "incontro": un tavolo non può "incontrare" una sedia così come un esistente umano incontra un altro esistente umano. L'incontro infatti presuppone non una condizione spaziale (siamo semplicemente qui, uno di fronte all'altro), ma un'accessibilità che ci permetta di ri-conoscere l'altro in quanto già da sempre conosciuto (appartenente al "nostro mondo"). Questo modo di essere nel mondo lo chiamiamo effettività; questo concetto indica le consuetudini, la familiarità col mondo di un essere che si percepisce (si comprende) come legato nel suo "destino" all'essere che incontra nel proprio mondo.

Occorre ora considerare le diverse maniere dell'"in-essere": - avere a che fare con qualcosa; - affrontare qualcosa; - lasciar perdere o abbandonare qualcosa; - intraprendere; - imporre ecc... Tutte queste maniere o modificazioni dell'"in-essere" originario, inteso come "Habitus"- abitare, sono modi del prendersi cura. Il termine "prendersi cura" naturalmente non va inteso nel suo significato corrente (come "condurre a termine" o "preoccuparsi"). Esso ha un valore esistenziale (ontologico) e indica innanzi tutto il fatto che la costituzione profonda dell'esistente umano (l'essere dell'Esserci) è quella della cura, del prendersi cura. In altre parole questo significa che agli esseri umani non "capita" un po' sì e un po' no di assumere una relazione col mondo, ma che proprio l'essere in relazione col mondo nel modo del prendersene cura caratterizza la loro esistenza. [Fonte: Wikipedia, Essere e Tempo]

a cura di Paolo Ferrante e Fabio Negro
Redazione Asia.it


Michel Bitbol
Michel Bitbol è attualmente Direttore di ricerca al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica a Parigi, Francia. Lavora al Centro di Ricerca in Epistemiologia Applicata (CREA) a Parigi. Insegna Filosofia della Fisica Moderna per la scuola di dottorato all'università della Sorbona di Parigi. Ha studiato in varie università parigine, dove ha conseguito la laurea nel 1980, il dottorato di ricerca nel 1985 e l'abilitazione all'insegnamento della Filosofia nel 1997.
Ha lavorato come scienziato ricercatore dal 1978 al 1990, specializzandosi prima in idrodinamica del flusso sanguigno nelle arterie e, poi, nella microstruttura delle membrane dei globuli rossi con tecniche EPR e NMR. Da 1990 è passato alla filosofia della fisica. Ha atteso alla pubblicazione di testi di filosofia generale di meccanica quantistica di Erwin Schrödinger e ha pubblicato il libro Schrödinger's Philosophy of Quantum Mechanics (Kluwer, 1996).
Ha anche pubblicato due libri in francese sulla meccanica quantistica e sul realismo in scienza, nel 1996 e nel 1998 rispettivamente. Più recentemente, si è focalizzato sulla relazione tra filosofia della meccanica quantistica e filosofia della mente. Ha pubblicato un libro in francese sull'argomento e ha lavorato a stretto contatto con Francisco Varela. Nel 1997 ha ricevuto un premio da parte dell'Accademia delle scienze morali e politiche per il suo studio sulla meccanica quantistica. Attualmente sta studiando Sanscrito per comprendere più profondamente i testi basilari di Nagarjuna e Candrakirti, per un nuovo progetto filosofico sul concetto di relazione in fisica e nella teoria della conoscenza.
Ha partecipato alle Primordial questions about Consciousness 2006, Loiano (BO), organizzate da ASIA Associazione Spazio Interiore e Ambiente.


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