Qui di seguito potrete apprezzare le bellissime citazioni del prof. Eugenio Borgna durante le Vacances de l'Esprit di Luglio 2007.
Citazioni
-“L’uomo è un’essenza che fa domande”
E. Straus
-“ L’angoscia si può paragonare alla vertigine. Chi volge gli occhi al fondo di un abisso, è preso dalla vertigine. Ma la causa non è meno nel suo occhio che nell’abisso: perché deve guardarsi. Così l’angoscia è la vertigine della libertà, che sorge mentre lo spirito sta per porre la sintesi e la libertà, guardando giù nella sua propria possibilità, afferra il finito per fermarsi in esso.
In questa vertigine la libertà cade”
Kierkegaard S., Il concetto dell’angosciala-la malattia mortale, Sansoni, Firenze 1952
-“Nel bosco di Grib c’è un posto che si chiama angolo degli otto sentieri, lo trova solo chi lo cerca attentamente, poiché nessuna carta lo riporta. Perfino il nome sembra contraddittorio, giacchè come può l’incrocio di otto sentieri formare un angolo, come può ciò che è pubblico e frequentato conciliarsi con ciò che è appartato e nascosto? Eppure è così: vi sono veramente otto sentieri ma molto solitari; lontani dal mondo, nascosti, dissimulati, si arriva nei pressi di un recinto che si chiama recinto della sfortuna. La contraddizione del nome rende il luogo ancora più solitario, proprio come la contraddizione rende sempre solitari.”
Kierkegaard S., Stadi sul cammino della vita, a cura di L. koch, Rizzoli, Milano 1993
-“Oh spirito gentile che abiti questi luoghi, grazie per aver sempre protetto la mia quiete, per le ore trascorse seguendo le rimembranze, per il tuo nascondiglio che io chiamo mio! La quiete si estende come un’ombra man mano che cresce il silenzio: che magico incantesimo! E come è inebriante quella pace! Quale che sia la rapidità con cui l’ubriaco porta alle labbra il bicchiere, la sua ebbrezza non cresce rapidamente come quella che viene dalla quiete, che aumenta ogni secondo. Ma il contenuto di quel bicchiere inebriante non è che una goccia a confronto con il mare infinito del silenzio, a cui bevo io.”
Kierkegaard S., Stadi sul cammino della vita, a cura di L. koch, Rizzoli, Milano 1993
-“Infatti è quanto mai improbabile che fisicamente si muoia di questa malattia, o che questa malattia finisca come la morte fisica. Al contrario, il tormento della disperazione è proprio quello di non poter morire. Perciò assomiglia più allo stato del moribondo quando sta agonizzando senza poter morire.”
Kierkegaard S., Il concetto dell’angoscia-la malattia mortale, Sansoni, Firenze 1952
-“La morte non è la fine della malattia, ma la morte è, continuamente, la fine estrema. Essere salvato da questa malattia mediante la morte è impossibile; perché la sua malattia e il suo tormento così come la sua morte è proprio questo di non poter morire.”
Kierkegaard S., Il concetto dell’angoscia-la malattia mortale, Sansoni, Firenze 1952
-“ Quando il pericolo è così grande che la morte è divenuta la speranza, allora la disperazione nasce venendo a mancare la speranza di poter morire”
“cadere nella malattia mortale è non poter morire, ma non come se ci fosse la speranza della vita : l’assenza di ogni speranza significa qui che non c’è nemmeno l’ultima speranza, quella della morte.”
Kierkegaard S., Il concetto dell’angoscia-la malattia mortale, Sansoni, Firenze 1952
-“Ora non mi resta più niente, ho perso tutto ciò che avevo e amo la mia povertà e mi ritraggo da ciò che per me è il massimo bene. Ho una speranza, ed è nella sorella sfortunata della poesia, la follia. La poesia non può darmi, con tutte le sue ricchezze, ciò che ho imparato, il suo amore non è per me un sostituto. Così questa sorella diventerà forse la mia amica; perché è infinita, perché si insinua tra il mondo e noi e di fronte agli dei starà dalla nostra parte.”
Brentano C., in L’anima romantica e il sogno di Beguin A., Il Saggiatore, Milano 2003
-“ Il vero studio dell’umanità è l’uomo”
Goethe, J. W. Von
- “ Il colloquio possiede una forza trasformatrice. Laddove un colloquio è riuscito, ci è rimasto qualcosa, ed è rimasto in noi qualcosa che ci ha cambiato.”
Gadamer H.-G., Verità e metodo, Bompiani, Milano 1983
-“ Cervello e psiche funzionano in dipendenza reciproca. Le connessioni neuronali dipendono dai contesti ambientali in cui vivono gli animali”
Kandell
-“ L’esperance voit ce qui n’est pas encore et qui sera. Elle aime ce qui n’est pas encore e qui sera.”
Péguy C., Euvres poetiques completes, Bibliotheque de la Pléiade, Paris 1975
-“ I malati di mente sono eterni stranieri sulla terra”
Fitzgerald
-“ Il riduzionismo psicologico è fatale in ogni neuroscienza”
Sini C.
- “Questi malati sono ombre con le radici al di fuori della realtà, ma hanno una nostra immagine… domani potranno avere la vera immagine.”
Tobino M., Libere donne di Magliano
- “Ho amato i segreti che covano nel cuore degli uomini”
Tobino M., Il figlio del farmacista
- “La malattia mentale è una malattia cerebrale”
Grisingher
-“Cosa è dunque il tempo? Se nessuno mi interroga, lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente.”
Agostino, Le confessioni, Einaudi, Torino 1966
-“ Bisogna essere capaci di ammirazioni impetuose e accogliere in cuore molte cose con amore: altrimenti non si è adatti a fare i filosofi. Occhi grigi e freddi non sanno il valore delle cose; spiriti grigi e freddi non sanno il peso delle cose. Ma, certamente: bisogna avere una forza contraria; saper volare in lontananze così vaste e lontane, da vedere in basso, molto in basso sotto di sè, anche le cose più ammirate, e molto vicino ciò che forse si è disprezzato.
Nietzsche F., Frammenti postumi 1884, Adelphi, Milano 1976
-“Amico mio, fuggi nella tua solitudine! Io ti vedo assordato dal fracasso dei grandi uomini e punzecchiato dai pungiglioni degli uomini piccoli. La foresta e il macigno sanno tacere dignitosamente con te.”
“Là dove la solitudine finisce, comincia il mercato; e dove il mercato comincia, là comincia anche il fracasso dei grandi commedianti e il ronzio di mosche velenose.”
Nietzsche F., Così parlò Zarathustra, Adelphi, Milano 1989
-“Non mi era mai capitato di accorgermi per esempio di quanti volti ci siano. C’è un’infinità di uomini, ma i volti sono ancora più numerosi poiché ciascuno ne ha più di uno. Vi sono persone che portano un volto per anni, naturalmente si logora, diviene laido, si piega nelle rughe, si sforma come i guanti portati in viaggio. Queste sono persone econome, semplici; non mutano di volto, non lo fanno ripulire nemmeno una volta. Va bene così, sostengono e chi gli può dimostrare il contrario? Solo viene da chiedersi: poiché hanno più volti, cosa ne fanno degli altri? Li mettono in serbo. Li porteranno i loro figli. Capita, però, che li portano i loro cani. E perché no? Una faccia è una faccia.”
Rilke R.M., Quaderni di Malte Laurids Brigge, Garzanti, Milano 1974
- “Oh , mille mani hanno costruito la mia angoscia ed essa, che era un villaggio remoto è diventata una città, una grande città, in cui accade l’indicibile. E’ cresciuta senza sosta ed ha tolto tutto il verde al mio sentire, che non da più frutti. Già a Westerwede cresceva l’angoscia e case e vie sorgevano dall’angoscia dei fatti e delle ore che là trascorrevano. E quando giunse Parigi, l’angoscia divenne subito immensa”
“Quelle angosce che ogni giornata mi rovesciava addosso, svegliavano cento altre angosce, ed esse si ergevano in me contro di me, e si alleavano, e io non riuscivo a vincerle.”
Rilke R. M., da una lettera a Lou Salomè, in Poesie, a cura di Baioni, Einaudi Torino 1994
-“Solitudine, grande intima solitudine”
Rilke R. M., Lettere ad un giovane poeta, Adelphi, Milano 1997
-“Solo ponete attenzione a quello che sorge in voi e ponetelo sopra a tutto.”
Rilke R.M.
-“Ascolta amata, ascolta quando alzo le mani nasce un suono…”
Rilke R.M.
-“Acceso e furibondo mi precipitai dinanzi allo specchio e cercai di vedere faticosamente attraverso la maschera il lavorio delle mie mani. Ma egli aveva atteso solo questo. Era venuto per lui il momento di ripagarmi. Mentre mi affannavo, in oppressione a dismisura crescente, a cacciarmi fuori in qualche modo dal travestimento, mi costrinse, non so con che cosa, ad alzare gli occhi e mi dette un’ immagine, no, una realtà, una estranea, inconcepibile, mostruosa realtà, di cui fui pervaso contro la mia volontà: poiché ora era lui il più forte, e lo specchio ero io. Fissavo quel grande terribile sconosciuto dinanzi a me e mi pareva mostruoso essere solo con lui. Ma nell’istante stesso in cui pensavo ciò, giunse l’estremo: persi conoscenza semplicemente mancai. Per un secondo ebbi un indescrivibile, doloroso e vano desiderio di me, poi fu soltanto più lui: non ci fu nulla fuori di lui.”
Rilke R.M., Quaderni di Malte Laurids Brigge, Garzanti, Milano 1974
-“Tutto mi si scomponeva in parti e le arti in altre parti, e più nulla si lasciava abbracciare con un concetto. Le singole parole fluttuavano intorno a me; si coagulavano in occhi che mi fissavano e in cui sono costretto a fissare a mia volta; vortici sono, che a guardarli mi danno le vertigini, che turbinano senza posa e, traversatili, si giunge al vuoto.”
Hoffmannsthal, H. von, La lettera di Lord Chandos, in L’ignoto che appare Scritti 1891-1914, Adelphi, Milano 1991
-“ La tristezza è un concetto nella lingua vera e propria, ma nel linguaggio della vita ci sono migliaia di tristezze: la tristezza che si prova nel non vedere altro che rocce, mare e cielo; la tristezza di quando, magari sentendo l’odore di fragole fresche, si pensa a certi giorni d’infanzia; la tristezza negli occhi stanchi di certe scimmie; la tristezza affatto diversa di quando il sole tramonta in un certo modo, e ancora così tante altre tristezze, no? Le parole non sono di questo mondo, sono un mondo a sé stante, un mondo del tutto indipendente, come il mondo dei sogni.
Hoffmannsthal, H. von Le paole non sono di questo mondo, Quodlibet, Macerata 2004
-“L’uomo senza speranza non può assolutamente vivere come senza amor proprio.” Leopardi G., Zibaldone di pensieri in Tutte le opere di Giacomo Leopardi, Mondadori, Milano 1973
-“La speranza, cioè una scintilla, una goccia di lei, non abbandona l’uomo, neppur dopo accadutagli la disgrazia la più diametralmente contraria ad essa speranza, e la più decisiva.” Leopardi G., Zibaldone di pensieri in Tutte le opere di Giacomo Leopardi, Mondadori, Milano 1973
-“Non viene più a consolarmi nemmeno il dolore” “Ostinata, nera, barbara, orrenda malinconia”
Leopardi G., Lettera a Pietro Giordani 1817
-“ Ci sono più cose nel cielo e sulla terra di quelle che le nostre psichiatrie possano conoscere”
Shakespeare, Amleto
-“La poesia è una sintesi magica che ci fa superare la vita quotidiana”
Arieti S.
-“Dare parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza.”
Shakespeare, Macbeth
-“Molta follia è divina saggezza, molta saggezza assoluta follia”
Dickinson E., Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997
-“Solo a chi non ha speranza è data la speranza”
Benjamin W.
-“Ti ringrazio per questo dono: di poter leggere negli altri” “ La vita mi confida così tante storie”
Hillesum E.
-“Ci sono ancora tante maschere tra di noi…”
Marai S., La recita di Bolzano
-“ Salvare una persona dal suicidio dà un senso all’essere psichiatri”
Morselli E.
-“Sui volti delle persone piccole espressioni su tutto ciò ho cominciato a leggere improvvisamente questo tempo come un insieme compiuto.
Avevo imparato a leggere in me stessa ora sono capace di leggere negli altri.”
Hillesum E.
-“Senza Simpatia mai riusciremo a conoscere una persona”
Scheler M.
-“Gli occhi sono le finestre dell’animo”
Proust M.
-“Nelle psicosi fino ad ora indagate, queste deviazioni dalla norma non devono in alcun modo essere considerate solo negativamente e cioè come antitesi radicale alla norma, ma che esse corrispondono ancora ad una nuova norma: ad una nuova forma dell’essere-nel-mondo”
Binswanger L.
- “Non c’è dubbio alcuno che negli ospedali psichiatrici ci siano persone viventi la cui morte rappresenta, per loro, la redenzione e per la società e lo stato, una liberazione.”
Hoche Binding
(2 Ottobre 2007)
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