asia
17 Marzo 2008

Speciale Tibet - Editoriale

Speciale Tibet

La vita ha disposto che potessi comprendere i Tibetani in prima persona, in quanto esule.

La mia famiglia lasciò l’Istria a seguito delle vicende post belliche e ci ritrovammo coi soli panni addosso in un campo di raccolta profughi, dapprima alla Risiera di san Saba a Trieste, poi a Latina e Capua. Sappiamo anche cosa volle dire vedersi spopolare di istriani intere cittadine e arrivare in gran numero genti che parlavano le disparate lingue dell’entroterra balcanico jugoslavo.

Ho poi viaggiato molto e ho visitato i campi profughi di Palestinesi (a Damasco nel 1981) e di Tibetani (in India e Nepal nel 1980).
Ho ascoltato i loro raccapriccianti racconti e visto negli occhi dei Tibetani e dei Palestinesi i segni del dramma e, al contempo, di una straordinaria dignità che mi ha toccato nel profondo.

Conoscendone l’indole civilissima e compassionevole, se i Tibetani sono giunti alla sollevazione,
le ragioni sono, oltre ogni dubbio, serissime. C’è da chiedersi come abbiano potuto sopportare tanto. Certamente i problemi della Cina sono enormi, governare 1.300.000.000 di persone è compito proibitivo, ma non possiamo dirci d’accordo sui metodi centralizzati e totalitari adottati.

Il Tibet rappresenta una realtà storica ben identificata e autonoma rispetto al resto della Cina, ha diritto alla autodeterminazione e a veder preservati e protetti i caratteri essenziali della sua cultura, anche religiosa.

In quanto presidente di ASIA esprimo il mio totale sostegno alla causa tibetana.

Franco Bertossa


Commenti:


Non ci sono commenti


Lascia un commento:


Se desideri lasciare il tuo commento devi essere registrato ed effettuare il login inserendo Utente e Password negli appositi campi in alto nella pagina.
Se non sei ancora registrato clicca qui per registrarti.
Facebook Twitter Youtube
Newsletter




Acconsento al trattamento dei miei dati personali.

Videocorsi scaricabili
Dona ora
Iscriviti ad Asia
Articoli
Eventi