Precedente uscita: Phi.mind 1/I Filosofi della Mente anti-riduzionisti – Scuola della Filosofia della Mente e scuola della Fenomenologia

 

Ne abbiamo avuto l’esperienza ma ci è sfuggito il significato
E avvicinarci al significato ci restituisce l’esperienza
In una forma differente, al di là di ogni significato.
(T.S. Eliot, da Quattro Quartetti)

 

Phi.mind 2. Problemi irrisolti della mente e chi se ne è fatto carico: i filosofi anti-riduzionisti e gli sviluppi più recenti

A causa del suo particolare percorso storico, la Filosofia della Mente ha lasciato irrisolti alcuni scottanti problemi: anche al suo interno molti hanno osservato come la strategia di ‘ridurre’ ogni caratteristica della mente al suo substrato materiale o alla sua funzione logica non rende conto di almeno tre aspetti preminenti: la natura stessa della coscienza, l’intenzionalità (il fatto che ogni atto di coscienza è direzionato e si riferisce a un certo contenuto) e infine le qualità sensibili o fenomeniche (qualia). Riguardo a queste ultime va sottolineato come in Filosofia della Mente la parola ‘fenomenologia’ è spesso intesa limitatamente al carattere qualitativo o fenomenico di una esperienza, ‘ciò che si prova a’ sentire dolore o a vedere il rosso; anche qui useremo il termine in questo senso, senza dimenticare che la Fenomenologia è un campo molto più ampio che indaga anche l’intenzionalità, la percezione del tempo, la struttura dei vissuti in prima persona, i significati esistenziali che veicolano, ecc…

Inoltre la Filosofia della Mente non sembra fornire una base di riflessione solida per affrontare le questioni relative ai significati, e quindi ai valori e all’etica, questioni strettamente legate alla natura della mente umana. Come scrisse il poeta americano T.S. Eliott: “Abbiamo avuto l’esperienza, ma ci è sfuggito il significato”.

Per questo alcuni filosofi anglosassoni, pur restando all’interno della tradizione filosofica analitica, si sono allontanati dalla teoria dell’identità mente/cervello e hanno prodotto teorie alternative che non riducono la mente ad attività di neuroni. Vogliamo passare in rassegna proprio queste teorie anti riduzioniste nate in ambito analitico dal 1970 ad oggi. I nomi più significativi ed influenti sono quelli di Thomas Nagel, Frank Jackson, Colin Mc Ginn, John Searle, Hillary Putnam, Donald Davidson, David Chalmers, Max Velmans.

Sono filosofi che hanno sviluppato strategie personali per far incontrare ed unire la scientificità oggettiva con la non-riducibilità dell’esperienza soggettiva. Le loro teorie sono storie di misteri, matrimoni, convivenze, divorzi e adulteri filosofico-scientifici, il cui denominatore comune è l’alta considerazione per la mente capace di provare le sensazioni qualitative, chiamate con il termine latino qualia (sing.: quale, ovvero ciò che ha una certa natura o qualità).

Il loro lavoro è anche l’occasione per porci alcune domande di fondo: i qualia fenomenici (“quel che si prova a essere un pipistrello” nei termini di Thomas Nagel) coincidono con la coscienza (“quel che si prova a essere una coscienza che sente, che prova qualcosa”)? Oppure è possibile tracciare una distinzione tra stato mentale fenomenico e il sentire significativo associato alla esperienza della coscienza?

A partire da queste domande vogliamo anche introdurre prospettive più recenti in campo anti-riduzionista, che negli ultimissimi anni ha adottato strategie meno filosofiche e più metodologiche. Alcuni ricercatori come Francisco Varela, Claire Petitmengen, Shaun Gallagher e Michel Bitbol affermano – pur senza uscire da un fitto e continuo dialogo con i metodi e i risultati delle neuroscienze – che si possa divenire consapevoli del significato di sensazioni profonde e fondamentali. Propongono metodi di addestramento all’attenzione in prima persona, e tecniche di interviste in seconda persona, per colmare le distanze tra impostazione scientifica analitica e metodo fenomenologico.

Un’altra questione interessantissima – restando sul confine tra esperienze qualitative e significati – possiamo formularla così: vi sono sensazioni qualitative che in modo affidabile aprano a significati esistenziali condivisibili da una comunità di ricercatori?

Tante domande per un campo di studi cruciale come quello sulla mente, la cui posta in gioco è indagare quale sia la natura e la condizione dell’uomo. Procederemo con ordine.

 

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