L'Associazione ASIA è da sempre attenta e sensibile alle problematiche legate all'educazione: molte sono le attività che, sin dalla fondazione, sono state ideate e proposte a bambini e ragazzi, e grande è l'impegno dell'Associazione perché l'educazione sia accessibile a tutti. Con il tempo, la riflessione sul mondo dell'infanzia e dell'adolescenza ha portato alcuni dei soci a unirsi per confrontarsi e sostenersi a vicenda nel difficile compito di educare – che si trattasse di insegnare una delle materie scolastiche tradizionali o le discipline del corpo e dell'ascolto praticate al dōjō di ASIA.
Quello che segue è l'insieme dei princìpi sui quali si fonda il metodo seguito da ogni educatore appartenente al Gruppo Educazione ASIA – princìpi precisati nel corso degli anni a partire dall'esperienza, dal dialogo, dall'osservazione di ciò che è stato significativo per la nostra stessa educazione e che abbiamo scoperto frequentando l'insegnamento di Franco Bertossa e Beatrice Benfenati.
Buona lettura!
Manifesto di ASIA Educazione
Il Gruppo ASIA Educazione è composto da insegnanti ed educatori che dal 2000 si incontrano e si confrontano periodicamente sul valore del domandare come ambito privilegiato dello sviluppo della persona nella sua complessità e totalità.
Il nucleo della ricerca pedagogica del Gruppo Educazione è costituito dalla tradizione millenaria del pensiero occidentale e orientale: se dall’Occidente il Gruppo ha mutuato un approccio analitico-filosofico che non ha temuto di porsi le domande più profonde dell’Uomo sull’Uomo, dall’Oriente ha mutuato una pratica che si è sviluppata ponendo al centro il corpo come strumento di conoscenza. Grazie a questo duplice terreno, la proposta pedagogica di ASIA Educazione considera l’esperienza umana nella sua totalità, comprendendo tutti gli aspetti che concorrono a determinarla.
Ci proponiamo di dare significato alla parola “educazione” sulla base di princìpi condivisi e, al contempo, innovativi, che scaturiscono dallo studio costante di quelle discipline orientali il cui fine è l’unità mente-corpo, e che ci permettono di elaborare e proporre un’alternativa valida rispetto alla concezione attuale, sia nella riflessione teorica sia nella soluzione di problemi pratici.
Insegnanti ed educatori condividono uno stesso atteggiamento, umano e pedagogico, fondato sui seguenti princìpi, declinati a seconda delle specifiche attività.
Sacralità dell’educando: intendiamo l’aggettivo “sacro” in senso laico, a prescindere da qualsiasi credo religioso; per noi “sacro” è qualcosa di cui aver rispetto sempre: ciò che è sacro nell’individuo è il suo naturale tendere alla conoscenza di sé e del mondo. A nostro parere, il compito di un educatore è quindi quello di accogliere in qualsiasi situazione questo sforzo innato dell’educando e di guidarlo in modo tale che ogni suo dubbio diventi un elemento di crescita.
Ascolto e comprensione del proprio mondo interiore: ogni paesaggio emozionale che si presenti nell’animo del soggetto che apprende dev’essere accolto ed elaborato, sia da parte dell’educatore che da parte dell’educando; quest’ultimo apprende così a considerare dubbi, paure, entusiasmo, aggressività, gioia, disagio con uguale rispetto, senza il timore di venirne travolto e di non riuscire quindi a gestirlo. Perché tutto questo avvenga realmente, è necessario che accada il passaggio da uno stato di confusione a un dialogo ordinato fra ciò che si sente e ciò che si comprende del proprio sentire; tale comprensione, quando si manifesta, diventa essa stessa un valore. Una delle finalità del Gruppo è proprio quella di offrire strumenti che rendano possibile una simile disciplina interiore.
Coinvolgimento in prima persona: è necessario che la relazione interpersonale fra educando e insegnante si sviluppi in una costante messa in gioco da parte di entrambi, in modo tale che da un lato l’apprendimento sia permesso proprio dal risveglio dell’interesse attraverso la pratica della domanda e, dall’altro, l’interesse stesso trovi terreno fertile in ciò che si impara. Tale principio è fondamentale perché si educhi il soggetto all’autonomia e al pensiero critico: ciò che interessa porta ad essere approfondito in prima persona e in modo attivo e partecipe; d’altro canto, ciò che si apprende tramite il coinvolgimento emotivo resta nostro per sempre, non si dimentica.
Formazione costante dell’educatore: è possibile avviare l’educando alla disciplina dell’ascolto di sé fin qui descritta poiché l’insegnante del Gruppo – attraverso pratiche come lo Yoga, la meditazione di presenza mentale e l’Aikidō – è tenuto a sua volta a una formazione costante, sia sul livello prettamente disciplinare sia sul livello interiore, al fine di costruire in lui non solo la capacità di trasmettere conoscenze, ma anche un’etica che tracci chiaramente la differenza fra l’istruzione di un individuo e l’educazione di una coscienza.
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