Con piacere vi presentiamo l’esclusiva traduzione in Italiano, a cura di  Manuela Ritte e Franco Bertossa, di alcuni brani scelti tratti dal testo fondamentale del fondatore del Soto Zen. Il testo originale è la traduzione dal Giapponese al Tedesco di Ohashi Ryosuke e Rolf Elberfeld, ed è stato  gentilmente messo a disposizione del Centro Studi Asia dal Prof. Ohashi, che ringraziamo sentitamente.

SHINFUKATOKU (1) Il cuore inafferrabile

Shākyamuni Buddha disse: “[Il] cuore (shin) del passato [è] inafferrabile, [il] cuore del presente [è] inafferrabile, [il] cuore del futuro [è] inafferrabile”(2). Questo è ciò che il Buddha e i successivi maestri penetrano con insistenza. In mezzo all’inafferrabile [hanno] scavato gli antri (Höhlen) del passato, del presente e del futuro, ma utilizzando i propri antri. Ciò che viene qui chiamato “il proprio” (das Eigene) è il cuore inafferrabile. Il presente pensare e giudicare (shiryō-funbetsu) (3) sono il cuore inafferrabile. Utilizzare con tutto il corpo i 12 periodi della giornata (4) è l’inafferrabile cuore. Da quando il Buddha e i successivi maestri sono [di volta in volta] entrati nella stanza (5), si afferra l’inafferrabile cuore. Se i Buddha e i successivi maestri non fossero ancora entrati nella stanza, allora non ci sarebbe nessun domandare [circa l’inafferrabile cuore], nessun parlare di esso e nessun vedere e udire l’inafferrabile cuore. Gli studiosi di sutra e di scritti (6), i risvegliati attraverso l’udito (7) (Hörend-Erwacht) (shōmon) e i risvegliati attraverso mezzi idonei (Durch-Anlässe-Erwachte) (engaku) (8) non hanno visto questo neanche una volta in sogno. Per questo c’è una testimonianza evidente.
Il maestro Zen Tokusan Senkan disse di sé di aver chiarito il Sutra della Saggezza del Diamante (9). Egli si chiamava [perciò] Shu, re del Sutra del Diamante. In particolare [disse] di essere esperto nel commento (10) del Drago Blu. Inoltre [disse] di aver pubblicato libri di peso (11) pari a dodici carichi (12) cosicché nessun altro insegnante sembrava uguagliarlo. Anche se le cose stanno così, egli è solo uno degli affioramenti di ultimo livello [nella linea] dei monaci studiosi dei testi. Quando una volta udì che al sud vi era l’insuperabile Buddha-dharma tramandato da maestro in maestro, non contenne la sua rabbia e attraversò montagne e fiumi portando con sé i commenti ai sutra. Strada facendo si imbatté nella cerchia del maestro zen Shin di Ryūtan. Con il pensiero di entrare in tale cerchia si incamminò in quella direzione e fece una sosta a metà strada. Là incontrò una vecchietta, [anch’] essa si riposava sul ciglio della strada. Allora il maestro Kan [= Tokusan] chiese: “Chi sei tu?”. La vecchietta rispose: “Sono una vecchia donnetta che vende gnocchi di riso”. Tokusan disse: “Allora vendimi dei gnocchi di riso!”. La vecchietta rispose: “A quale scopo il venerabile monaco compra gnocchi di riso?”. Tokusan disse: “Compro gnocchi di riso per rinvigorire il cuore (13)”. La vecchietta chiese: “Quali cose il venerabile monaco porta qui con sé?”. Tokusan rispose: “Non hai sentito parlare [di me]? Io sono Shu, il re del Sutra del Diamante. Sono esperto del Sutra del Diamante e non c’è passo [in esso] che io non abbia compenetrato. Ciò che ora trascino con me sono i commenti del Sutra del Diamante”. Dopo che la vecchietta ebbe ascoltato questo, disse: “La vecchia donnetta ha una domanda – me la permette, venerabile monaco?”. Tokusan rispose: “Si, te la concedo! Chiedi pure finché vuoi!”. La vecchietta disse: “Quando ascoltai la prima volta il Sutra del Diamante, trovai significativo un verso: [Il] cuore del passato [è] inafferrabile (unfaßbar), [il] cuore del presente [è] inafferrabile, [il] cuore del futuro [è] inafferrabile. Con i gnocchi di riso, quale cuore vuole rinvigorire e in quale modo? Se il venerabile monaco riesce a dirmi questo, gli venderò gnocchi di riso, se non riesce a dirmelo, non gli venderò gnocchi di riso”. Lì Tokusan fu così sconcertato che non seppe rispondere più niente. La vecchietta fece svolazzare le maniche e andò via. Alla fine non vendette nessun gnocco di riso a Tokusan.

È davvero un peccato che il commentatore di diverse centinaia di rotoli [di Sutra] e decennale maestro, per il solo fatto che una vecchietta rugosa gli ponga una domanda, subito combatta una battaglia persa e non sia più in grado di rispondere. A Tokusan poteva succedere questo solo perché c’è una grande differenza se si incontra il vero maestro, lo si segue e si ascolta il vero Dharma, oppure se non si ascolta il vero Dharma e non si incontra il vero maestro. All’epoca Tokusan pensò per la prima volta: “Gnocchi di riso dipinti non riescono a placare la fame”(14). Dichiarava [in seguito] di essere l’erede del Dharma di Ryūtan. Se rifletto sui motivi che hanno determinato (in’nen)(15), uno dopo l’altro, l’incontro fra la vecchietta e Tokusan, è evidente che a quel tempo Tokusan non ci vedeva ancora chiaramente. Perfino dopo l’incontro con Ryūtan avrebbe dovuto ancora temere la vecchietta. Rimase un ritardatario in quell’apprendimento che richiede insistenza (sangaku)(16). Egli non è il vecchio Buddha che trascende il risveglio. Anche se la vecchietta chiuse il becco a Tokusan è difficile appurare se la vecchietta fosse il “vero uomo” (der irkliche Mensch)(17). Lei, infatti, domandò in questo modo per il fatto che, sentendo il detto “[Il] cuore [è] inafferrabile”, pensò solo che “il cuore non è da afferrare” e che quindi “questo cuore non può esistere”. Se Tokusan fosse stato un grande uomo avrebbe potuto smascherare la vecchietta. Se Tokusan avesse smascherato la vecchietta, allora sarebbe venuto anche alla luce lo stato di cose (dōri) relativo a se la vecchietta fosse il “vero uomo”. Siccome però Tokusan non era ancora Tokusan, non è neanche venuto in chiaro se la vecchietta fosse il vero uomo. Il fatto che l’esercito dei monaci nel grande regno Sung [=China] rida spensieratamente dell’incapacità di Tokusan di rispondere e loda la grande sagacia della vecchietta, è molto sconsiderato e stupido, poiché non c’è motivo di non mettere in dubbio la vecchietta. Perché la vecchietta proprio in quel momento in cui Tokusan non sapeva più rispondere niente, non ha detto a Tokusan: “Il venerabile monaco non sa ora dire niente; deve continuare a domandare alla vecchia donnetta; la vecchia donnetta vuole parlare immediatamente per il venerabile monaco”. Se avesse detto questo e se la sua risposta fosse stata appropriata rispetto alla domanda di Tokusan, si sarebbe evidenziato se la vecchietta fosse veramente il vero uomo. Anche se poneva domande, non forniva ancora nessun detto [come risposta](18). Fin da sempre, nessuno che non abbia pronunciato un detto è stato designato come “vero uomo”. Darsi le arie in modo vanitoso dall’inizio alla fine è inutile. Questo si può vedere prendendo il vecchio esempio di Tokusan. Il fatto che non si può attribuire un riconoscimento a chi non ha ancora pronunciato alcun detto, lo si può sapere in base [al comportamento della] alla vecchia donnetta.

Cerchiamo ora invece di parlare di Tokusan. Quando la vecchietta chiedeva così, Tokusan avrebbe dovuto dire alla vecchia: “Se le cose stanno così, allora tu non vendermi degli gnocchi!”. Se Tokusan avesse detto questo, si sarebbe potuto dire uno che studia in modo insistente, con acume attivo. Tokusan avrebbe chiesto alla vecchietta: “[Il] cuore (shin) del passato [è] inafferrabile, [il] cuore del presente [è] inafferrabile, [il] cuore del futuro [è] inafferrabile. – Allora quale cuore volete rinforzare con gli gnocchi di riso?”. Se avesse chiesto in questa maniera, la vecchia avrebbe dovuto dire a Tokusan: “Il venerabile monaco sa solo che il cuore non può essere rinforzato con degli gnocchi di riso, egli non sa che il cuore rinforza gli gnocchi di riso, egli non sa che il cuore rinforza il cuore.” Se [la vecchia] avesse parlato così, Tokusan avrebbe sicuramente dovuto esitare. Proprio in questo momento [la vecchia] avrebbe dovuto prendere tre gnocchi di riso e offrirli a Tokusan. Se Tokusan non li avesse voluto prendere, la vecchia avrebbe dovuto dire: “[Il] cuore del passato [è] inafferrabile, [il] cuore del presente [è] inafferrabile, [il] cuore del futuro [è] inafferrabile.” Se Tokusan avesse tentato di tendere la mano verso questi e di prenderli, la vecchia avrebbe dovuto prendere un gnocco di riso, assestare [con esso] un colpo a Tokusan e dire: “Cadavere senza anima, non essere esterrefatto (fassungslos)!”. Se avesse parlato così e se Tokusan avesse potuto dire qualcosa,- bene. Se non avesse potuto dire niente, la vecchia avrebbe dovuto continuare a parlare per Tokusan. Fece solo svolazzare le maniche ed andò via.
Non è sicuramente da presumere che essa aveva un’ape nelle maniche (19). Tokusan non ha però neanche detto: non riesco a dire niente, la vecchia donnetta deve parlare per me. A questo riguardo entrambi non solo non hanno detto quello che avrebbero dovuto dire, ma non hanno neanche chiesto quello che avrebbero dovuto chiedere. Quanto è penoso questo, [perché] ne rimane solo: La vecchietta e Tokusan, cuore passato e cuore futuro, domandare e parlare, e il cuore del futuro è inafferrabile (20).

Anche dopo questo Tokusan sembra avere capito niente, [egli mostrava solo] un violento precipitare. Se avesse frequentato più a lungo Ryūtan [=Lago del Drago], gli sarebbe stato possibile distaccarsi il proprio corno dalla testa [=orgoglio] e di colpire il tempo (jisetsu) in cui la perla viene veramente tramandata [sotto] il mento [del drago](21). Si può solo vedere il soffio che spegne la candela di carta. Questo non basta però per il tramandamento della fiamma [=dottrina](22).

Siccome le cose stanno così, i monaci che si esercitano in modo insistente devono essere totalmente perseveranti nello studio. Chi la prende alla leggera, si sbaglia. Chi è stato perseverante nello studio, è il maestro-Buddha. Dopo tutto, “il cuore è inafferrabile” significa: comprare un pezzo di gnocchi di riso dipinto (23), masticarlo con un unico morso e ingoiarlo.

Shōbōgenzō 8 [capitolo]. Esposto davanti ai monaci nel 2° anno Ninji [1241], nell’anno del bue nell’elemento metallo, durante la pratica estiva nel tempio Kannondōri Kōshōhōrin nella provincia Yōshū, Uji-gun.

Immagine di Silvia Siberini

NOTE:

1 Edizione ritoccata che Ohashi e Brockard hanno pubblicato nella FS per Dumoulin nel 1985. Shinfukatoku: Shin
2 Citazione dal Sutra del Diamante. Dōgen cita la traduzione cinese di Kumarajiva. Taisho v. 8 nr. 235, 751. Cfr. le traduzioni di Walleser e Conze. La traduzione può anche essere: “[Il] cuore (shin) passato [è] inafferrabile, [il] cuore presente [è] inafferrabile, [il] cuore futuro [è] inafferrabile”. Qui si intendono tutti movimenti passati, presenti e futuri del cuore e della coscienza. Non si fanno afferrare pienamente in modo oggettivo.
3 shiryō-funbetsu: pensare e giudicare. Shi: vedi shiryō. Ryo: prendere in considerazione, procurare, riflettere. Fun: parte, separare. Betsu: distinguere; diverso; altri; dividere. Questo livello dell’attività coscienziale viene giudicato piuttosto negativo.
4 Secondo la vecchia cronologia cinese il giorno viene suddiviso in dodici unità in conformità ai dodici segni zodiacali cinesi. “Dodici segni zodiacali” significa sia ogni attimo come anche l’intero giorno. Cfr. Elberfeld, Fenomenologia del tempo nel Buddhismo, 236 e segg.
5 “Entrare nella stanza” è in realtà il terminus technicus per la pratica nella “stanza”, dove l’allievo ha il colloquio Zen con il maestro. Qui si allude anche al risveglio del Buddha.
6 “Studiosi di sutra e di scritti” è nel Buddismo Zen un terminus technicus sminuente per ‘erudizione meramente letterale’.
7 shōmon: quelli che attraverso l’udire (mon) della voce (shō) del Buddha giungono ad una sorta di risveglio. Per il fatto che shōmon e engaku (vedi voce) costituiscono i due gradini inferiori del risveglio – i due più alti sono Bodhisattva e Buddha – ricevono una sfumatura sminuente.
8 Engaku: En: occasione, cause, condizioni. Gaku: (kaku): risveglio. Per il fatto che shōmon (vedi voce) e engaku costituiscono i due gradini inferiori del risveglio – i due più alti sono Bodhisattva e Buddha- ricevono una sfumatura sminuente.
9 Cfr. riguardo a questo esempio la storia n. 4 della raccolta dei Kōan Hekiganroku (cinese Biyanlu): Bi-Yän-Lu. Lo scritto del maestro Yüan della parete rocciosa smeralda, trad. v. Gundert, 103 e segg. Per quanto riguarda il rapporto di Dōgen con la tradizione del Kōan cfr. Heine, Dōgen and the Kōan Tradition. Heine nella sua analisi dei testi di Dōgen nello Shōbōgenzō mette in risalto una particolare vicinanza ai testi e alla forma testuale del Biyanlu.
10 I cosiddetti “commenti-Seiryū” sono stati scritti da un monaco cinese del 700.
11 Questo corrisponde a ca. 700 kg.
12 Termine per indicare un’unità di carico.
13 Giapponese tenjin. Ten significa letteralmente: accendere il cuore con un piccolo piatto, cioè saziare un po’. Tenjin è il terminus technicus per il semplice cibo dei monaci nel tempio; oggi anche per un determinato modo della cucina del tempio.
14 Proverbiale: Cfr. anche il testo Gabyō (gnocchi di riso dipinti).
15 innen: in, causa, motivo; perchè, a causa di; corrispondente; susseguire. Nen (ossia en): motivo, relazione, connessione; circostanze; causa, susseguire.
16 Sangaku: San: partecipare, essere insito; ragionare; a fondo. Gaku: imparare, insegnamento. La traduzione deve evidenziare che si tratta di un imparare con intera dedizione.
17 Cifra per “il risvegliato”.
18 Giapp. dōsho. Nello Zen c’è una tradizione per cui ognuno trova un “detto” in cui si testimonia il proprio risveglio.
19 Allusione letterale ad un racconto nella “Bibliografia delle valorose donne”, (Retsujo-den), prodotta in Cina nel
I secolo a.C. ca.
20 Oppure: Quanto è penoso, vecchietta e Tokusan, cuore passato e cuore futuro, domanda e risposta sono solo l’inafferrabile cuore del futuro/ [rimangono anche] in futuro per [il loro] cuore solo inafferrabile/ [rimangono anche] per [il loro] cuore futuro solo inafferrabile.
21 Cifra per la vera dottrina del Buddha.
22 Cfr. la spiegazione per il testo Keitoku Dentōroku.
23 Cfr. il testo Gabyō nello Shōbōgenzō.