Possiamo dire che negli ultimi vent’ anni si è parlato sempre più di nascita naturale grazie a persone come Sheila Kitzinger, Frédérick Leboyer, Michel Odent, Lorenzo Braibanti e, molto molto prima, Maria Montessori.
Nel 1985 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto conoscere al mondo le sue “Raccomandazioni”, anche se purtroppo, dopo dodici anni, non sono tuttora prese in considerazione a sufficienza.
Poco invece si è parlato di sacralità del parto. Cosa significa?
Nel suo libro “Dalla luce, il bambino ” ed. Bompiani, Frédérick Leboyer riporta una testimonianza di una donna che vive in California, Maria Rosenstone, che racconta il suo parto; non è solo un parto naturale, è ben di più, come lei stessa dice, è un rito.

” All’improvviso ho cominciato a perdere le acque.
Il sacro rito della nascita è cominciato.
Il mio corpo ha preso coscienza di un movimento nuovo, totalmente sconosciuto.
Non ancora ritmato. Ma già forte. Al punto che, senza volerlo, comincio a respirare profondamente. E si instaura in me quell’attenzione profonda che devo al mio Maestro.
Così, mentre mi lavo e mi copro semplicemente con una grande spugna da bagno, sto molto attenta a non interrompere la respirazione.
All’improvviso, ecco cominciare una vibrazione fantastica, incredibile che nasce nelle profondità del mio essere.
Mi afferro alla ringhiera del balcone.
Il grande mango, giù nel giardino, così familiare, che conosco da sempre, all’improvviso diviene bizzarro.
Sento tutto il mio essere trascinato.
Mi sento aspirata verso il centro.
E qualcosa in me ora sa che, per tutto il tempo, questo movimento appassionato
mi assorbirà completamente. Che io sarò quella cosa lì. Che quella cosa sarà me.
Fin quando arriverà l’estasi finale.
Sento che a poco a poco divento questa energia meravigliosa. In verità esiste solo lei. Che sale a ondate. E ognuna mi apre di più.
Sono solo uno strumento, un passaggio attraverso il quale si riversa questa forza stupefacente.
Respiro senza posa.
E attraverso il respiro, senza tregua, vedo aprirsi regni sconosciuti.
Tutto si apre,
all’infinito
cancellato, scomparso ogni limite.
Come potrebbe quella cosa sopportare dei limiti, delle barriere!
E poi ecco che quella cosa non è più in me. Sono io spersa, perduta,
esultante, fusa, tutt’uno con quella cosa lì.
Decisione, scelta, tutto è bandito.
Non c’è, ora, che quella danza sublime.

Una nascita simile è tutta spontaneità,
non si può imparare né insegnare.
Non è qualcosa che si possa appiccicare, incollare su una vita,
nella quale più nulla è al suo posto.
Tuttavia sono necessarie ben poche cose!
Che il cammino sia libero, il corpo in buona salute.
Uno spirito attento, avido di seguire, di fare l’esperienza.
Un’apertura totale.
Quando lo Yoga ha risvegliato nel corpo questa intelligenza essenziale,
questa intuizione fondamentale, essa guiderà la donna nel corso della gravidanza. E mai la donna si sarà sentita così vicina alle radici, alla sorgente del suo essere.
Allora, del tutto naturalmente, sarà pronta a entrare in questa danza, in questo movimento, in questo ritmo che è la nascita, mentre la respirazione farà per lei, da una tappa all’altra, da una stazione all’altra, tutto ciò che deve essere fatto.
Che non si interrompa mai, che non trattenga mai il fiato.
Qualsiasi cosa succeda, continui, invece, senza posa, a respirare secondo e all’unisono con questa immensa pulsazione.
Accordi il suo respiro al ritmo che si è impadronito di lei.
Allora, la donna stessa diventerà questa marea.
Con il flusso sale, scende con il riflusso.
Presa da una inspirazione, trasportata più lontano dalla respirazione che segue, è come se tutta la Creazione fosse là, venuta a sostenerla.
Lei non è più che una via, un passaggio per la Vita che folle, ebbra, appassionata, si apre la strada attraverso di lei.
Arriva, infine, il momento di cogliere il frutto di tanto amore.
Lei è là, totalmente,
tutta gioia e silenzio.
E meraviglia.
Con infinito rispetto incontra il bambino.

Non si può più, a questo punto, concepire la nascita come un atto separato, distinto dalla vita.
Dalla vita di ogni giorno, di ogni istante.
Scaturisce, la nascita, dalla medesima sorgente.
Così che la sola preparazione possibile è prendere coscienza della nascita perenne che, a ogni istante, si fa dentro di noi, costantemente, a un livello dell’essere in cui ogni attesa è scomparsa,
dove tutto è chiaro
infinitamente trasparente.

Questa sublime energia che, quando la si lascia agire, vi apre enormemente e fa nascere il bambino,
che spazza tutto dentro di voi,
è sempre lei che, a ogni istante, vi fa rinascere nuovamente,
come fa nascere il bambino.
Tale è la grazia di questa nascita, tale è la forza, l’intensità di questa divina energia
che finalmente cede e scompare il terribile controllo di voi stesse che, normalmente, gelosamente mantenete.
Vi trovate balbettanti, esultanti e tutt’uno con quel turbine, quel vortice cosmico che è la vita.
L’ebbrezza dell’universo vi ha invase.
Vi ritrovate prese in questa danza, in questa pulsazione, perdute, polverizzate.
Una particella infinitesimale.
E la sua totalità.”