Etty Hillesum

Un cammino individuale, un cammino sociale:
“Una volta è un Hitler; un’altra è Ivan il Terribile […]; in un caso è la rassegnazione, in un altro sono le guerre, o la peste e i terremoti e la carestia. Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima.”.

“L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio.”.

“Bisogna vivere con noi stessi come con un popolo intero: allora si conoscono tutte le qualità degli uomini, buone e cattive. E se vogliamo perdonare gli altri, dobbiamo prima perdonare a noi stessi i nostri difetti. E’ forse la cosa più difficile: […] sapersi perdonare i propri difetti e i propri errori. Il che significa anzitutto saperli generosamente accettare.”.

“E se capiremo che ci toccherà sopportare tutto ciò insieme all’umanità intera, anche coi nostri cosiddetti nemici; e se ci sentiremo inseriti in un tutto e sapremo di essere uno dei tanti fronti sparsi sulla terra.”.

“Possiamo soffrire, ma non dobbiamo soccombere.”.

“Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che sono ormai ridotte a semplici ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia.”

“E se dobbiamo andare all’inferno, che sia con la maggior grazia possibile!”.

“Per umiliare qualcuno si dev’essere in due: colui che umilia, e colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare. Se manca il secondo, e cioè se la parte passiva è immune da ogni umiliazione, questa evapora nell’aria. […] Dappertutto […] cartelli che ci vietano le strade per la campagna. Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci niente, non possono veramente farci niente. […] Siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori col nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati e oppressi, col nostro odio e con la millanteria che maschera la paura.”.

“La vita è difficile, ma non è grave. […] Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso […]. E’ l’unica soluzione possibile.”

“E’ l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove.”.

Analizzando le proprio abitudini mentali:
“Credo ci sia anche questo: un ‘volermi gonfiare’ in una specie di sentimento tragico. E non solo un sentirmi sempre triste, ma un volermi sentire sempre più triste. Un portare agli estremi le situazioni drammatiche, per poi soffrirne di gusto. […] Non farti prendere da un’atmosfera, da un momento, per di più d’indolenza, ma tieni presente le grandi linee e le grandi direzioni. E sii pure triste, semplicemente e sinceramente triste, ma non costruirci sopra dei drammi. Una persona dev’essere semplice anche nella sua tristezza, altrimenti la sua è soltanto isteria.”.

Sulla pratica mistica:
“E parole come Dio e Morte e Dolore e Eternità si devono dimenticare di nuovo. Si deve diventare un’altra volta così semplici e senza parole come il grano che cresce, o la pioggia che cade. Si deve semplicemente essere.”.

“In fondo, la mia vita è un ininterrotto ascoltar dentro me stessa, gli altri, Dio. E quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio che ascolta dentro di me. La parte più essenziale e profonda di me che ascolta la parte più profonda dell’altro. Dio a Dio.”.

“…Ma almeno ho scoperto in me stessa il gesto con cui si accosta il grande al grande, non per sbarazzarci del suo peso che è grande in tutto ciò ch’è grande, e infinito in tutto ciò ch’è incomprensibile: ma per poterlo ritrovare sempre in quel luogo elevato, dove la sua vita continua a svolgersi indipendentemente dal nostro dolore e dal nostro smarrimento, che sono così limitati al confronto.”.

“Sono già morta mille volte in mille campi di concentramento. So tutto quanto e non mi preoccupo più per le notizie future: in un modo o nell’altro, so già tutto. Eppure trovo questa vita bella e ricca di significato. Ogni minuto.”.

“…sarà la lezione più difficile, mio Dio: prendere su di me il dolore che m’imponi tu e non quello che mi sono scelta io.”

“Fa’ che in me ci sia la stessa, grande immobilità che c’era nella tua alba grigia.”.

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