Dal 28 Aprile al 1 Maggio 2012 a  San Vincenzo (LI)

Teomorfica – Percorsi estetici dell’Occidente tra filosofia e arte

Un affascinante percorso estetico tra filosofia ed arte.

Obiettivi del seminario

Il proposito è quello di disegnare – sia pur nei loro tratti essenziali – i tre percorsi fondamentali caratterizzanti la riflessione estetica e la pratica artistica occidentali.

Temi delle lezioni

I lezione INTRODUZIONE

Platone – L’estetica del Timeo. Un’aporia, all’origine dell’estetica occidentale.
Da Platone ad Aristotele.
Va detto subito che, dal nostro punto di vista, tutti e tre percorsi presi in considerazione si sarebbero configurati quali rigorose conseguenze di un unico e medesimo antefatto:
costituito, senza dubbio alcuno, dalla riflessione estetica platonica. Costituendo quest’ultima l’unica reale origine delle prospettive operativo-artistiche di cui in questo seminario cercheremo di ripercorrere la genesi. Di Platone verrà quindi presa in considerazione la prima parte del Timeo – l’opera in cui vengono tratteggiate le linee essenziali di una prospettiva ontologica ed estetica che, da sola, contiene, sia pur in nuce, le condizioni di possibilità di tutte e tre le direzioni da noi analizzate. Da essa, dunque, derivano i luoghi metafisici specifici (topoi) che l’estetica occidentale avrebbe assegnato ad altrettante corrispondenti forme del fare artistico.

II lezione PRIMO TOPOS

Platone, la critica al fare artistico e l’estetizzazione come ‘destino’. Dalla condanna platonica dell’arte all’idea di catarsi tematizzata da Aristotele.

III lezione

Hume: l’estetica del gusto. Kant: all’origine dell’estetizzazione moderna e contemporanea. Il primo di questi tre luoghi (II-III lezione) sarebbe stato definito e reso possibile dalla lettura aristotelica di Platone, e in particolare dalle conseguenze che Aristotele avrebbe tratto dalla critica platonica della mimesi artistica (cfr. la Repubblica) – gli sviluppi di questo percorso si sarebbero poi concretizzati, in modo quanto mai significativo, nei termini di una vera e propria estetica del ‘gusto’, nel contesto del grande illuminismo europeo, e soprattutto nella produzione filosofica di Hume e di Kant.

IV lezione SECONDO TOPOS

Da Plotino all’estetica della luce. Da Grossatesta a Florenskij. L’estetica dell’icona ed Hegel; la morte dell’arte in Malevič e Mondrian.
La seconda direzione estetica (IV lezione), invece, avrebbe preso corpo a partire dagli sviluppi impressi dai neoplatonici alla prospettiva inaugurata dal fondatore dell’Accademia; cioè, a partire da Plotino e più in generale dalla riflessione neoplatonica sulla ‘bellezza’ – implicante, con maggior o minor potenza speculativa, sempre e comunque il riferimento ad un’unità rigorosamente super-essenziale. In ogni caso, gli sviluppi di questo itinerario sarebbero poi stati messi a punto da alcuni filosofi cristiano-neoplatonici (ad esempio Dionigi l’Areopagita e Roberto Grossatesta), tutti particolarmente sensibili alla questione della luce. Le loro straordinarie elaborazioni avrebbero quindi trovato importanti occasioni di crescita e di sviluppo nell’orizzonte del cristianesimo ortodosso, e in particolare nell’estetica dell’icona, e poi nelle propaggini novecentesche di questa medesima prospettiva: pensiamo a filosofi come Florenskij e ad artisti come Malevič – ma anche a Klee e Mondrian. Un percorso all’interno del quale trova una sua specifica collocazione anche l’estetica hegeliana.

V lezione TERZO TOPOS

Tommaso d’Aquino e i principi di un’altra estetica. Essenza ed esistenza. La bellezza e il ‘puro’ esistere. Da Tommaso a Magritte.

VI lezione

Marcel Duchamp, Man Ray e la filosofia del Novecento, alla luce delle acquisizioni tomistiche. L’arte: di un senso ancora possibile. La terza prospettiva (V-VI lezione), invece – quella che io, personalmente, considero la più interessante di tutte (anche perché, molto probabilmente, è l’unica ancora passibile di ulteriori sviluppi in chiave operativo-artistica) -, sarebbe stata resa possibile dalla speculazione di un teologo: Tommaso d’Aquino. Il quale avrebbe posto le fondamenta di un itinerario che, a partire da una originalissima rielaborazione dell’ontologia aristotelica in chiave trinitaria, ci avrebbe condotti sino all’eversività praticata e messa in opera, sia pur in modi diversi, da Marcel Duchamp, René Magritte e Man Ray… ma anche da altri importanti esponenti dell’arte del Novecento.

SINTESI degli argomenti trattati nel corso del seminario.

*UN CHIARIMENTO

Nel corso di questo seminario vorrei mostrare come, dei primi due topoi, si possa mostrare il loro esser originariamente destinati ad esaurirsi in un esplicito e conclusivo riconoscimento dell’impossibilità dell’arte tout-court – o meglio nel riconoscimento, operato dagli artisti medesimi, della ormai ineluttabile morte dell’arte in quanto pratica specifica ed irriducibile… a favore, in questo senso, di ben altre forme di esperienza (tutte prevedibilmente destinate a raccogliere l’eredità di un ‘bello’ ormai operante a molteplici livelli, nonostante, o meglio, proprio in ragione dell’impossibilità estetica di cui i suddetti filoni sarebbero diventati rigorosi testimoni).

Non a caso, gli ultimi esponenti di questi due filoni avrebbero finito per riconoscere, proprio nel cuore del Novecento, da un lato la destinale estetizzazione dell’esperienza nel suo complesso (da cui la convinzione dell’inutilità del fare artistico in quanto forma specifica dell’esperienza), e dall’altro l’impotenza dell’arte in quanto tale, se non altro in rapporto al suo scopo originario (da cui la radicalità delle posizioni apocalittiche di un certo Malevič, ma anche di un certo Mondrian… tanto per fare due esempi).
In rapporto a tale scenario apparirà dunque in tutta la sua eccezionalità l’importanza del terzo topos; che oggi sembra essere quello più specificamente meritevole di riflessione, se non altro in quanto tuttora capace di prospettare nuovi e interessanti sviluppi per l’operatività artistica in generale.
Come a dire che, solo nell’orizzonte disegnato da questo terzo topos, l’arte sembra poter ancora rivendicare un senso e un ruolo specifici all’interno del complesso universo delle forme del fare.
D’altro canto, come non ricordare che è sempre all’interno di questo terzo filone estetico che si sarebbe finanche resa possibile l’evidenziazione dello strettissimo rapporto che lega da sempre l’estetico e il teologico? E ben al di là dalla consapevolezza che, sempre del medesimo rapporto, si sarebbero dimostrati capaci i rappresentanti di questa terza importantissima opzione estetica.

Biografia

Massimo Donà si è laureato nel 1981 a Venezia con Emanuele Severino. Ha insegnato per dodici anni nei licei, poi otto anni all’Accademia di Belle Arti; al momento è docente ordinario di filosofia teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ma è anche trombettista jazz e leader di un proprio quartetto.

Pubblicazioni

Massimo Donà ha pubblicato saggi su molte riviste italiane e straniere; inoltre numerosi volumi e sei CD musicali a proprio nome. È curatore, con Romano Gasparotti, dell’opera postuma di Andrea Emo. Tra le sue più recenti pubblicazioni ricordiamo:

Filosofia del vino, Bompiani, Milano 2003; Magia e filosofia, Bompiani, Milano 2004
Sulla negazione, Bompiani, Milano 2004
Serenità. Una passione che libera, Bompiani, Milano 2005
Filosofia della musica, Bompiani 2006
Arte e filosofia, Bompiani, Milano 2007
L’anima del vino. Ahmbè (libro + cd), Bompiani, Milano 2008
L’aporia del fondamento, Mimesis, Milano 2008
I ritmi della creazione. Big Bum (libro + cd), Bompiani, Milano 2009
La “Resurrezione” di Piero della Francesca, Mimesis, Milano-Udine 2009
Il tempo della verità, Mimesis, Milano-Udine 2010
Filosofia. Un’avventura senza fine, Bompiani, Milano 2010
Abitare la soglia. Cinema e filosofia, Mimesis, Milano-Udine 2011
La terra e il sacro. Il tempo della verità (libro+dvd), Mimesis, Milano-Udine 2011
Il vino e il mondo intorno. Dialoghi all’ombra della vite (con Luca Maroni), Aliberti editore, Reggio Emilia 2011
Figure d’Occidente. Platone, Nietzsche, Heidegger (con Salvatore Natoli e Carlo Sini), Albo Versorio, Milano 2011