“Ragioni senza Fondamento” (Gründe ohne Grund) è stato il tema del Kolloquium presieduto da Rolf Elberfeld durante il VIII Philosophiekongress a Monaco di Baviera, Agosto 2015.

Nella lingua tedesca Gründe assume il significato di motivazione, motivi che inducono a far qualcosa, vale a dire che è già insito un significato specifico nel termine plurale. Al singolare, Grund, a partire da una tradizione più antica, significa essenza, verità, fondamento ultimo, origine, inizio. “Ragioni senza Fondamento” non significa che non si abbiano più ragioni, bensì che nella situazione contemporanea ci si dovrebbe preparare al fatto – prendendo le mosse dalla storia della filosofia sia europea sia asiatica – che, per le proprie ragioni, non si può addurre alcun fondamento ultimo.

L’approccio di Elberfeld – analogamente a quello di Nishida e Dogen – evidenzia l’infondatezza delle nostre diverse strategie di fondazione. Nella tradizione filosofica asiatica, si è intensamente riflettuto già 2000 anni fa sull’ infondatezza, e di conseguenza sono stati elaborati fenomeni come la vacuità, il Nulla o la non-azione. “Non-azione” significa che quando vogliamo ottenere qualcosa, all’occorrenza sia meglio non fare nulla, lasciar andare qualcosa, lasciar emergere qualcosa, e non intervenire. Non si tratta di un “pensiero prensile”, un pensiero che si spinge forsennatamente in avanti, e neppure di un agire. Tutti questi argomenti sono stati diversamente svolti nelle varie tradizioni asiatiche e potrebbero rappresentare degli stimoli a trattare la nostra situazione contemporanea, senza pensare che solo gli asiatici hanno la sapienza, e che noi dobbiamo semplicemente acquisirla.

Il professore Rolf Elberfeld  è impegnato da sempre nel tentativo di dialogo interculturale, soprattutto religioso, tra il pensiero orientale e occidentale. Ha studiato teologia, filosofia, storia delle religioni e iamatologia all’Università di Würzburg. Attualmente insegna filosofia della cultura all’Università di Hildesheim.

Nel 2006, insieme al professor Ryōsuke Ōhashi (che ha condotto diversi seminari nella nostra sede a Bologna), ha curato la traduzione dello Shōbōgenzō di Dōgen.

Operatore di riprese: Nikolaus von Prittwitz
Intervista e sottotitoli: Manuela Ritte
Traduzione in  italiano: Elia Tosi