asia
18 Giugno 2007

I giovani di ASIA a Roma col Dalai Lama

In occasione del conferimento della laurea Honoris Causa in Biologia a Sua Santità il Dalai Lama da parte dell'Università Roma3, alcuni giovani di ASIA hanno rivolto domande al Dalai Lama stesso e gli hanno donato un cronografo degli anni '50. Sua Santità colleziona orologi.
Un sentito grazie al Prof. Pier Luigi Luisi che ha reso possibile tale evento ed ha invitato i giovani di ASIA.



da sinistra:
Il prof. Pier Luigi Luisi,
Francesco Ramponi, studente di Fisica
Viola Bertoni, Letteratura Moderna,
Franco Bertossa, Presidente di ASIA - Bologna,
Linda Altomonte, Letteratura Moderna,
Federico Rigotti, Scienze Politiche
Amerigo Sivelli, Ecologia

Tra le domande degli giovani di ASIA e non, molte proprio sull'interesse che il Dalai Lama ha dimostrato nel dialogo tra spiritualità orientale e scienza occidentale: "Se - ha spiegato il religioso - nello studiare qualcosa troviamo che c'è ragione o prova di esso, dobbiamo accettare la validità, anche se è in contraddizione con le spiegazioni naturali delle scritture. La didattica moderna - continua, rivolgendosi agli studenti delle facoltà scientifiche - si concentra molto sulla conoscenza, sul cervello, ma trascura l'aspetto etico-morale. Per questo mi sento di lanciare un appello: pensiamo di più, insieme alla parte scientifica, a promuovere l'etica e il cuore. Solo attraverso questa via si può vedere più chiaramente la realtà. Per questo - aggiunge - serve una mente più compassionevole, più calma e con più empatia, elementi fondamentali per una vita felice".
Temi di stretta attualità, che suscitano spesso lunghi applausi, come quando ad esempio si parla dell'etica laica: "Dobbiamo rispettare tutte le religioni e dobbiamo rispettare anche coloro che non credono. Tra religione e materialismo dovremmo sempre scegliere una terza via: una vita etica, morale, di consapevolezza. E proprio voi giovani potete contribuire a questo".

Amerigo, studente di Ecologia, chiede al Dalai Lama: "Siamo indotti a pensare che con la morte tutto sarà finito. È vero questo? Ha il buddismo un antidoto a questa nostra convinzione? E questa esperienza è accessibile a noi giovani occidentali?". La prima risposta, su due piedi, è: "Non lo so". Scherza il Dalai Lama: la domanda, in effetti, era posta in modo molto complesso, mentre lui ha sempre cercato di utilizzare concetti e parole semplici. Poi si torna sui toni seri e inizia una piccola lezione sull'identità del sé: "Il concetto buddista è che corpo e anima sono collegati. Il corpo cambia durante la vita, ma tra l'io, il corpo e la mente c'è un collegamento molto stretto. La morte - aggiunge - fa parte della nostra vita. Così come tutte le tradizioni che contemplano la vita dopo la vita, il buddismo pensa che ci sia una rinascita. La morte è soltanto un cambiamento del corpo, ma non del sé". E a chi gli domandava quale fosse la strada per raggiungere la felicità e la pace interiore, la risposta è quella più semplice: "La fede in Dio, chiunque esso sia. La religione allevia la sofferenza e dà speranza".

"Il buddismo - chiede Elena, studentessa di Cinema - ci insegna che tutti i problemi provengono dalla mente. Nonostante questo, siamo circondati da situazioni esterne come la guerra, la povertà e le discriminazioni sociali, che causano sofferenza. Come possiamo conciliare queste due idee?". "È vero - risponde il Dalai Lama - tutta la sofferenza proviene dalla mente. Pensiamo ad esempio al terrorismo: questo proviene dall'odio, e il problema si trova nella nostra mente. L'inquinamento, ancora, proviene dal riscaldamento dell'atmosfera, che proviene dall'avidità, anch'essa nella nostra mente. Alla base di tutto questo - continua - vi è l'ignoranza: sviluppiamo "il cervello"! - dice scherzosamente. L'ignoranza si ridurrà e queste sofferenze non si verificheranno più. E poi aggiungo: per odio e avidità l'antidoto è la tolleranza. Cerchiamo di essere più compassionevoli, contribuiremo a ridurre i problemi".



Viola fa un dono al Dalai Lama

L'evento è apparso su Repubblica. Clicca qui per leggere l'editoriale di Daniele Semeraro

Clicca qui per visitare la galleria fotografica dell'evento



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