In occasione del conferimento della laurea Honoris Causa in Biologia a Sua Santità il Dalai Lama da parte dell'Università Roma3, alcuni giovani di ASIA hanno rivolto domande al Dalai Lama stesso e gli hanno donato un cronografo degli anni '50. Sua Santità colleziona orologi.
Un sentito grazie al Prof. Pier Luigi Luisi che ha reso possibile tale evento ed ha invitato i giovani di ASIA.

da sinistra:
Il prof. Pier Luigi Luisi,
Francesco Ramponi, studente di Fisica
Viola Bertoni, Letteratura Moderna,
Franco Bertossa, Presidente di ASIA - Bologna,
Linda Altomonte, Letteratura Moderna,
Federico Rigotti, Scienze Politiche
Amerigo Sivelli, Ecologia
Tra le domande degli giovani di ASIA e non, molte proprio sull'interesse che il
Dalai Lama ha dimostrato nel dialogo tra spiritualità orientale e
scienza occidentale: "Se - ha spiegato il religioso - nello studiare
qualcosa troviamo che c'è ragione o prova di esso, dobbiamo accettare
la validità, anche se è in contraddizione con le spiegazioni naturali
delle scritture. La didattica moderna - continua, rivolgendosi agli
studenti delle facoltà scientifiche - si concentra molto sulla
conoscenza, sul cervello, ma trascura l'aspetto etico-morale. Per
questo mi sento di lanciare un appello: pensiamo di più, insieme alla
parte scientifica, a promuovere l'etica e il cuore. Solo attraverso
questa via si può vedere più chiaramente la realtà. Per questo -
aggiunge - serve una mente più compassionevole, più calma e con più
empatia, elementi fondamentali per una vita felice".
Temi di stretta
attualità, che suscitano spesso lunghi applausi, come quando ad esempio
si parla dell'etica laica: "Dobbiamo rispettare tutte le religioni e
dobbiamo rispettare anche coloro che non credono. Tra religione e
materialismo dovremmo sempre scegliere una terza via: una vita etica,
morale, di consapevolezza. E proprio voi giovani potete contribuire a
questo".
Amerigo, studente di Ecologia, chiede al Dalai Lama: "Siamo indotti a
pensare che con la morte tutto sarà finito. È vero questo? Ha il
buddismo un antidoto a questa nostra convinzione? E questa esperienza è
accessibile a noi giovani occidentali?". La prima risposta, su due
piedi, è: "Non lo so". Scherza il Dalai Lama: la domanda, in effetti,
era posta in modo molto complesso, mentre lui ha sempre cercato di
utilizzare concetti e parole semplici. Poi si torna sui toni seri e
inizia una piccola lezione sull'identità del sé: "Il concetto buddista
è che corpo e anima sono collegati. Il corpo cambia durante la vita, ma
tra l'io, il corpo e la mente c'è un collegamento molto stretto. La
morte - aggiunge - fa parte della nostra vita. Così come tutte le
tradizioni che contemplano la vita dopo la vita, il buddismo pensa che
ci sia una rinascita. La morte è soltanto un cambiamento del corpo, ma
non del sé". E a chi gli domandava quale fosse la strada per
raggiungere la felicità e la pace interiore, la risposta è quella più
semplice: "La fede in Dio, chiunque esso sia. La religione allevia la
sofferenza e dà speranza".
"Il buddismo - chiede Elena, studentessa di Cinema - ci insegna che
tutti i problemi provengono dalla mente. Nonostante questo, siamo
circondati da situazioni esterne come la guerra, la povertà e le
discriminazioni sociali, che causano sofferenza. Come possiamo
conciliare queste due idee?". "È vero - risponde il Dalai Lama - tutta
la sofferenza proviene dalla mente. Pensiamo ad esempio al terrorismo:
questo proviene dall'odio, e il problema si trova nella nostra mente.
L'inquinamento, ancora, proviene dal riscaldamento dell'atmosfera, che
proviene dall'avidità, anch'essa nella nostra mente. Alla base di tutto
questo - continua - vi è l'ignoranza: sviluppiamo "il cervello"! - dice scherzosamente. L'ignoranza si ridurrà e queste sofferenze non si verificheranno più. E
poi aggiungo: per odio e avidità l'antidoto è la tolleranza. Cerchiamo
di essere più compassionevoli, contribuiremo a ridurre i problemi".

Viola fa un dono al Dalai Lama
L'evento è apparso su Repubblica. Clicca qui per leggere l'editoriale di Daniele Semeraro
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