Primo appuntamento del laboratorio filosofico per ragazzi, condotto da Alessandra Ielli (autrice del libro “Impariamo a pensare”) svoltosi presso ASIA Modena tra 0ttobre 2007 e Aprile 2008.

Cos’è conoscere?

Partecipanti: Davide, Martina, Anita, Loredana, Claudia

1) Proviamo a chiederci come conosciamo.
Prendiamo un riferimento concreto es. il mare. Che tipo di descrizione potete fare per conoscerlo
Ragazzi: è salato…c’è l’acqua, è verde, è azzurro, è mosso, ci sono le alghe ..è immenso
Alessandra: ad es. le descrizione che state facendo sono diverse perché descrivono il mare da angolazioni diverse: se dico il mare è salato o è composto di H2O do una descrizione che scende nei particolari è analitica, mentre se dico il mare è immenso non colgo un aspetto specifico del mare ma do una visione d’insieme globale
Martina: secondo me i modi di conoscere cambiano anche in relazione a  come sentiamo
Alessandra: cosa vuoi dire?
Martina: io posso conoscere il mare in relazione a come mi sento quando lo guardo, ciò che provo nel guardarlo ha effetti sul mio modo di vederlo

2) Perché secondo voi ho pensato di affrontare questo tema? Cosa conosciamo?
Loredana, Martina: conoscere è una cosa che facciamo sempre
Alessandra: da cosa è caratterizzata la  natura umana ? è relazionale?  siamo privi di relazione o siamo sempre in relazione?
Ragazzi: siamo sempre in relazione…
Alessandra: con cosa siamo in relazione? Vi faccio un es. ora con chi sto entrano in relazione? E se invece mi faccio una domanda del tipo: chissà se stanno capendo? Con chi mi relaziono? A chi è rivolta la mia intenzione conoscitiva?
Ragazzi: nel primo caso con gli altri, cioè con noi, nel secondo caso con sé stessa
Alessandra: giusto quindi possiamo operare una prima distinzione: conosciamo il mondo o conosciamo noi stessi, conoscenza esterna, del mondo, fenomenica e conoscenza interiore. Quindi poiché siamo per natura sempre in relazione …co-nosciamo sempre…Quali sono le differenze tra conoscenza interiore o del mondo?
Martina: forse quando ci rivolgiamo a noi stessi sentiamo di più
Loredana: secondo me Martina ha ragione perché quando siamo coinvolti sentiamo di più
Alessandra: ma secondo voi esiste una priorità tra le due? C’è una conoscenza che è più importante?
Martina : il valore della conoscenza forse  cambia  secondo un contesto. Voglio dire che se sono in vacanza mi interessano certe cose che magari non sono rilevanti in altri momenti Il mondo esterno, gli amici fare delle cose con loro in quella situazione è molto importante.
Alessandra:  hai ragione, il mondo e la conoscenza del mondo degli altri assume in quel caso un grande valore .
Però se voi doveste ad es. fare un programma educativo dovreste necessariamente stabilire l’importanza della conoscenza del mondo e di noi stessi, a quale attribuireste più valore?
Ragazzi: ad entrambi
Alessandra: è possibile secondo voi eliminare una delle due?
Claudia: ci sono persone che non si pongono affatto il problema dell’altro o del mondo, sono solo concentrate su sé stesse non si chiedono altro
Davide: secondo me però l’importanza della conoscenza di sé è grande perché se io mi conosco so come relazionarmi con gli altri. So ad esempio come sono fatto ed in certi casi liquido con due battute situazioni  che sento che non potrei reggere o che non voglio sostenere.
Alessandra: In questo caso dici che il tuo comportamento è frutto della conoscenza che hai di te. Sai come sei e agisci di conseguenza. E’ giusto mentre Claudia  mette in rilievo il fatto che ci sono persone che agiscono impulsivamente, reagiscono senza porsi molto problemi
Anita: però forse tutti abbiamo un minimo di conoscenza di noi stessi.
Alessandra:  tu vuoi dire forse che ognuno di noi ha una percezione di sé Questa percezione magari viene letta dall’esterno  come una conoscenza di sé sbagliata o come  un “pensare solo a sé stessi”, ma comunque la percezione c’è; ..proviamo a portare un esempio prendendolo dalla nostra esperienza concreta
Anita : io ho  una compagna che da quando la conosco, a me sembra che faccia spesso discorsi senza senso e soprattutto sembra sempre che stia recitando, allora la conoscenza che ha di sé per noi è sbagliata ma comunque ce l’ha.
Martina: forse il suo modo di essere è proprio quello, ricalca qualche mito  senza neanche rendersene conto
Alessandra: pensate che ci sono bimbi che sono già così.. alla gita scolastica di mia figlia c’era una ragazzina che scimmiottava  i modi di qualche pop star vista in tv.. era patetica  e faceva una gran pena. Quando sono i ragazzini o i bambini a comportarsi così fa molto effetto forse perché pensiamo all’infanzia come all’età della spontaneità e quando interviene un atteggiamento così visibilmente artificioso il contrasto diventa stridente. Possiamo anche dire che forse ci sono persone come dissociate, in cui si è creata una distanza tra ciò sentono e come agiscono
Anita: è vero e trovo strano come molti  ragazzi e anche adulti non si accorgano subito di questi comportamenti. Ad es. i miei compagni non si sono accorti per molto tempo del modo di fare di questa ragazza che a me sembrava evidente. Ora la situazione è cambiata e chi più chi meno ha capito. Ma com’è che prima non lo capivano?

3) Che valore diamo alla conoscenza? Se è importante per noi quando lo è diventato?
Loredana:  i bambini conoscono, è nella natura umana il desiderio di conoscere
Alessandra: Tu dici che conoscere è umano, come ho trovato espresso recentemente: “conoscere è umano e  ci distingue dalle lenticchie”. Ma vi chiedo se c’è stato un momento in cui è avvenuto il riconoscimento del suo valore  ed è stato assunto in modo consapevole
Davide: ricordo una discussione avuta con un amico di mio padre , io sentivo  di essere nel giusto lui mi ha portato tante ragioni che alla fine ho provato un profondo senso di vergogna.
Alessandra: vergogna per non saper argomentare e  sostenere ciò che pensavi?
Davide: sì e lì è scattato  il desiderio di sapere e imparare
Alessandra: perché hai capito che senza ragioni non si può sostenere nulla
Loredana : mia madre dice che sin da bambina facevo sempre domande, mi sembra di aver dato valore al conoscere
Martina: forse alle superiori
Claudia: In casa mia è sempre stato presente il valore del conoscere e del capire perciò mi sembra di essere cresciuta con questo senso di importanza al punto che mi sono sempre stupita di come tante persone non avessero questo desiderio
Martina: anche a me sembra così naturale questo desiderio ma nel confronto con gli altri mi sono resa conto che non lo è affatto
Alessandra: quindi cosa è successo quando avete preso atto di questa diversità? Da una parte avrete accolto con maggior convinzione il valore dl conoscere  e dall’altra..
Claudia: è sorto il problema della diversità con gli altri
Davide :..perché la diversità porta anche a delle incomprensioni
Alessandra: vero perché ogni modo di pensare ha delle ricadute su tutti …a volte non ci si capisce proprio

4) Conoscere è uno stato o un processo?
Alessandra :Stando a ciò che avete detto , è nella natura umana il desiderio di conoscere ma  è altrettanto vero che molte persone non amano conoscere. Mi viene da pensare che se conoscere fosse una cosa semplice forse più persone vivrebbero questa aspirazione. Proviamo ad interrogarci più a fondo su cosa avviene dentro di noi quando conosciamo. Conoscere è un fatto, è uno stato? Se  leggo un giornale, la mia conoscenza è data dalle informazioni che ho acquisito leggendo?
Davide: secondo me conoscere non può essere statico perché non esiste una conoscenza valida per sempre.
Anita: è vero nel conoscere c’è sempre un “andare avanti” un progredire
Alessandra:  conoscere è mentre cerco o mentre trovo? Ad esempio adesso stiamo conoscendo?
Davide: sento che stiamo conoscendo perché stiamo cercando
Alessandra: cosa stiamo facendo?
Claudia: stiamo pensando
Davide: Ci stiamo domandando. Odio le persone che quando parlano sanno già tutto. Conoscere non mi sembra una risposta
Alessandra: Conoscere quindi è nell’atto del cercare di conoscere, di capire. E se invece identifico la conoscenza solo con la risposta con le informazioni che già ho, cosa succede?
Davide: che non si conosce più ..la conoscenza è finita
Alessandra: quindi conoscere è un atto ed ogni atto è una relazione non uno stato e quando ci limitiamo  alle  risposte o alle sole informazioni perdiamo il senso della conoscenza che è sempre nello slancio di una domanda viva verso ciò che ci interessa. Secondo voi la conoscenza vive più nel passato o nel presente?
Davide: il momento della conoscenza è presente…ecco ora è già passato
Alessandra: e la spinta a conoscere è nel presente o nel passato ? il desiderio di conoscere come eravamo da piccoli che tempo ha?
Davide: attuale
Alessandra: quando sei spinto a cercare nel passato possiamo dire che usi il passato ma vuoi conoscerti adesso?
Davide: non lo so ..sicuramente se considero la cosa dal punto di vista della conoscenza stessa il passato è fondamentale perché conosciamo attraverso il passato…non conosco sul niente..ma l’atto comunicativo è nel presente
Alessandra: quindi la spinta che porta a indagare è adesso … Proviamo a chiederci cosa conosciamo quando studiamo o quando siamo a scuola? Quante delle informazioni acquisite  negli anni di studio portate ancora con voi e quante sono andate perse?
Claudia: tantissime cose si dimenticano. Ho una prof. di filosofia che comincia a spiegare quando entra in classe ad una velocità supersonica e noi dobbiamo prendere appunti ma spesso non ci riusciamo. A quella velocità non so quante cose mi rimarranno
Alessandra: Quando  penso a tutte le cose studiate  negli anni del liceo e poi dimenticate  mi sorge sempre la domanda sulla necessità dello studio e su cosa studiare. Credo che ciò che rimane siano le informazioni essenziali , forse ciò che da un livello informativo è sceso più in profondità ; soprattutto mi è rimasto il modo di affrontare le cose , l’aver capito l’importanza del conoscere, e i modi di qualche insegnante che mi hanno “segnato” in positivo o in negativo. In realtà s’impara molto anche da quelle situazioni che più odiamo perché ci creano difficoltà come le verifiche e le interrogazioni. Ci deve essere un momento in cui facciamo i conti con quello che abbiamo capito e quello che non abbiamo capito, con i nostri successi e le nostre difficoltà. Se non ci fossero questi momenti istituzionali  non so se lo faremmo da soli.
Loredana: forse lei ha dimenticato molte cose che ha studiato perché non sono più rilevanti nel presente. Forse se ne avesse la necessità potrebbe recuperarle.
Alessandra: hai ragione non ci avevo pensato ..quindi vuol dire che c’è una quantità di cose imparate che non sono del tutto dimenticate ma che sono dentro di noi come in stand by …può essere

5) Quando conoscere è vero conoscere?
Martina: quando c’è una totalità , si è coinvolti
Davide: quando la padroneggio
Alessandra: è vero finché non sai “usare” la conoscenza che hai  non è ancora una conoscenza approfondita. Però tu prima eri d’accordo nel dire che la conoscenza non è uno stato e hai aggiunto che niente si può sapere per sempre
Davide: è vero ma forse il fatto di padroneggiarla non significa che io non senta sempre il desiderio di approfondirla.
Alessandra: Giusto le due cose non si escludono anzi… Impariamo e ciò che è imparato può fermarsi lì oppure diventare fonte di nuove domande e sviluppare ulteriori comprensioni. Prima Martina  ha detto che il livello di conoscenza dipende anche da quanto si è coinvolti. Volevo portarvi un esempio tratto da un tema che ci riguarda tutti, l’amore. Ascoltate questa descrizione: L’amore è un sentimento. Può avere modalità diverse, essere rivolto allo stesso sesso  o ad un sesso diverso, nascere in una situazione parentale… Nel primo caso è accompagnato da una forte emotività e da impulsi sessuali. Nel secondo si manifesta con l’assistenza che viene data ad un figlio ecc.
Avete capito cosa è l’amore? Se si vi siete innamorati o vissuto un interesse simile potete sapere se la descrizione che ho dato corrisponde a ciò che voi sapete dell’amore?
Claudia: quella è una spiegazione teorica e ha poco a che fare con ciò che si vive nella realtà
Tutti: Non c’entra per niente!
Alessandra: la mia era una spiegazione asettica, che non rendeva conto minimamente di ciò che effettivamente sentiamo quando amiamo. Conoscete la distinzione tra mappa e territorio? Nel mio caso la spiegazione era una mappa piuttosto limitata  di ciò che mi accade nella realtà e soprattutto non si sforzava minimante di esprimere il sentire che contraddistingue l’amore. Conoscerò davvero l’amore solo quando  lo vivrò .. e a quel punto forse troverò le parole efficaci per significare ciò che sento. E possiamo aggiungere che forse posso raccontarti cosa è amore solo se ho davvero amato.

6) Cosa c’entra il corpo con la conoscenza?
Loredana: abbiamo detto che la conoscenza è vera quando è vissuta e gli stati d’animo si vivono nel corpo
Alessandra:  quando sei spaventato, la paura non è di fronte a te ma la senti fisicamente in certi punti del corpo. Ogni contatto col mondo produce in noi una reazione e questa reazione è nel corpo. Il livello con cui la sentiamo può differire  e così il modo in cui noi ci interroghiamo su di essa ma il corpo sente sempre, Loredana dice che la mente condiziona il corpo. Volevo chiedervi se è vero il contrario?
(perplessità)
Non vi è mai successo di mangiare troppo a pranzo..? (sì) come studiate dopo? Oppure di essere stanchi perché avete dormito poco, cosa succede quando vi mettete di fronte ad un libro oppure se siete chiamati a risolvere qualcosa di importante ?
Ragazzi: ci si addormenta sui libri ..
Alessandra: Pochissime volte sono andata a prendere mia figlia in discoteca la notte tardi perché di notte io ho i riflessi molto rallentati e non sono presente come dovrei. Ora la domanda è: perché si fa finta che questo dato (molte persone di notte hanno i riflessi lenti)  non esista? C’è un’ottusità generale su questo fatto e mi chiedo quanti giovani dovranno morire prima che venga presa qualche seria misura preventiva? Si parla tanto di salute ma di fatto i ritmi del corpo non vengono considerati.

7) A cosa tende la conoscenza? con quale mente conosciamo?
Alessandra: Abbiamo detto che la conoscenza è un processo e che conoscere è soprattutto nel cercare. Secondo voi la maggior parte delle persone condivide questo pensiero? Nel conoscere cerchiamo la conoscenza o soprattutto dei risultati? Quanto siamo accompagnati da un protagonismo che ci spinge  solo a cercare il risultato migliore per noi? quanto siamo vittime della nostra immagine?
Vi faccio un esempio : quando si pratica yoga , all’inizio della lezione si dimostrano le posizioni da fare. Una cosa che viene sempre detta è : rispettate i limiti del vostro corpo, la posizione deve essere adattata a voi non il contrario. Eppure quasi sempre succede e anche a me è successo , che si forzi di voler arrivare a tutti i costi a “fare” nonostante i limiti fisiologici reali. Se faccio finta di avere possibilità fisiche che non ho , rischio di farmi del male
Davide: Questo succede anche nella mia palestra dove faccio karate. L’istruttore avverte i principianti di fare solo certe cose ma loro cercano di fare tutto quello che fanno gli altri. Credo sia per insicurezza.
Alessandra: sì è sempre per insicurezza…ma questo capita anche dopo anni che uno pratica il che vuol dire che a volte scatta in noi un desiderio di “voler arrivare” a tutti i costi che ti allontana dalla realtà. Uno psicologo ad una tavola rotonda sul bullismo diceva che i bambini d’oggi non sanno proprio più cosa siano i sensi di colpa. ( molti bambini non conoscono proprio il significato della parola “colpa” ) Non hanno più la percezione dell’errore perché i genitori li vedono nella culla già perfetti ed adulti. Si pensa che siano già educati non da educare.
Davide: in palestra ho visto dei genitori urlare al figlio  “dagli quel calcio!” e il figlio era un bambino che magari non era neanche stato toccato dall’avversario. E’ veramente assurdo
Anita: questa estate al mare mi ha colpita una bambina che era costantemente preoccupata di farsi pettinare, di non sporcarsi e mia madre mi faceva notare come invece io, da piccola,  fossi infastidita  da questo. Sembra strano un bambino che non gioca per non sporcarsi… Spesso ho pensato che  i genitori si aspettano dai figli ciò che avrebbero voluto per sé stessi
Davide: è vero!
Martina: mia madre si chiede spesso come sia possibile che ci siano concorsi di bellezza per bambini
Alessandra: Purtroppo è un fatto della nostra società la rinuncia all’educazione ..ma mi chiedo, riportando la questione a noi stessi, quando interviene anche in noi quella spinta a voler “primeggiare” che rischia di perdere di vista un bisogno autentico di conoscere. Non siamo sempre così, per fortuna ma accade…così come ci accade anche a volte di avere l’atteggiamento mentale opposto.. pensate a quando siamo arrabbiati con qualcuno e poi succede di lasciar correre oppure diventiamo disposti a cedere o ad accogliere anche le ragioni dell’ altro..
Martina: forse ci succede quando la nostra mente non perde il contatto con un sentire profondo…

Alessandra: un ultima domanda …cosa vorreste conoscere?
Martina e Claudia: ci piacerebbe capire chi abbiamo davanti. Come impostare le relazioni con gli altri …ci sembra così difficile
Loredana: a me piacerebbe conoscere l’universo
Alessandra: sai anche perché lo vorresti conoscere?
Loredana: vorrei capire se ha un senso
Alessandra: secondo te anche i tuoi amici  si pongono la stessa domanda?
Loredana: ho come l’impressione che secondo loro un senso non ci sia ..non lo dicono ma lo mostrano in ciò che fanno
Alessandra: Ed in cosa si differenziano da te?
Loredana: per loro un senso non c’è mentre io non lo so  se c’è ed infatti lo sto cercando
Anita: io vorrei conoscere me stessa
Alessandra: secondo te la tua domanda assomiglia a quella di Loredana?
Anita: sì ma vista da un angolazione diversa.. forse posso sembrare egoista a chi si interessa soprattutto degli altri ma io mi pongo soprattutto il problema di me stessa
Alessandra: questo non è egoismo: ti stai facendo una domanda molto importante su di te perché è come se ti stessi chiedendo: che ne è della mia vita. Complimenti…
Come posso relazionarmi con gli altri? Cosa sono io? Cosa è l’universo e se ha un senso?
Sono domande fondamentali e non sono in contrasto tra loro ma esprimono diversi modi d’interrogare la realtà. Nei prossimi incontri avremo di che lavorare…

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