Al terzo trimestre la mente della donna si è ormai abituata alla gravidanza, ha trovato dei riferimenti fuori e dentro di lei: nei periodici controlli medici, nella relazione familiare, nelle donne che sono nella sua stessa condizione, nel suo corpo di cui ormai ha accettato il cambiamento.
E’ una situazione non più nuova, si ripete da diversi mesi, anzi, al contrario, è diventata la normalità: la mente nella ripetitività si rassicura.
La sicurezza sembra esserci invece vietata nella vita ed ecco che, nel momento in cui tutto si è normalizzato, arriva il mostro, la data presunta di parto!
Sembrava tanto lontana e invece i mesi passano e un nuovo cambiamento è in arrivo e con esso, i turbamenti della mente che tentenna davanti ai cambiamenti che le tolgono rassicurazione.
La cosa strana è che la mente tentenna per difendere il protrarsi di una situazione contro la quale, all’inizio della gravidanza, aveva combattuto! Temeva il cambiamento dallo stato di non gravidanza a quello di gravidanza e ora che la gravidanza è diventata normale, ne teme la fine.
Sembra che l’origine del problema sia più nella rottura d’inerzia, del passaggio dal familiare al non conosciuto, che nel fatto in sé.

Lo stato d’insicurezza risveglia le domande su se stessa: dove partorire? Chi sarà al mio fianco?
E sul bambino: sarà sano? Soffrirà nascendo? Sarà come lo immagino?
Le domande chiedono risposte che la donna solitamente cerca fuori di sé: nel medico, nell’ostetrica, in famiglia, nelle amicizie. Chiede il loro parere, ha bisogno della loro approvazione, poche donne, infatti, decidono in altro modo rispetto al parere di chi hanno vicino nella gravidanza.
Bisogna tenere conto di questo quando, attraverso la via dello yoga, si porta la donna a guardarsi dentro per cercare in se stessa risposte alle proprie domande: è necessario che impari ad impostare con precisione la domanda, che abbia una direzione verso la quale indirizzarla, che sappia aspettare che la risposta affiori, che abbia fiducia in ciò che sente.
Questa fiducia, solo questa, sarà ciò che le darà la forza di decidere indipendentemente dall’altrui approvazione.
Agire partendo da ciò che si sente è importante perché i grandi cambiamenti, soprattutto quelli irreversibili, generano timore, ma anche attrazione, fascino. La donna teme il parto e al tempo stesso non parlerebbe d’altro, tutto ciò che lo evoca attira la sua attenzione. Di questo fascino bisogna parlare per evitare che passi inosservato in quanto non è mai nominato: fascino, attrazione per il parto? E’ assurdo!
Invece, se ci si dà il tempo di ascoltare, il fascino affiora, la voglia di mettersi alla prova invita, l’appuntamento col mistero della vita attrae.
Fascino e timore entrambi presenti, indissolubili. La pratica dello yoga, la meditazione soprattutto, educa a non vederli in opposizione, l’uno ha bisogno dell’altro; la coscienza incontrandoli entrambi, chiede un significato. Perplessa, stupita, si appresta ad accogliere il Mistero della nascita.

Frédérick Leboyer nel suo libro “Natività” scrive:

Donna, sei fatta di terra,
vieni dalla terra.
Proprio come la terra perché dia il grano
Dovrai affaticarti per generare.
Non soffrire, ma compiere uno sforzo.
Niente è regalato.
Tutto è guadagnato.
E c’è da sudare molto.
Il “travaglio” è un lavoro faticoso?
E’ molto di più.
E’ un’impresa
Ardua e nobile.
E’ un’arte.

Metà angelo, metà animale.
Durante il parto
Il contrasto si accentua e ricorda alla donna
La sua duplice natura.
In realtà è come se due mondi s’incontrassero.

Ecco la donna che ha paura, trema,
suda, fatica, ansima.
Come un animale.

Ma è anche angelo.
Poiché se avrà sufficiente coraggio
Per sopportare, per percepire ogni cosa
Il parto sarà come un viaggio,
avventura grandiosa più d’ogni altra
che la condurrà ai confini d’un altro mondo.
A costo di grandi pericoli
Si avvicinerà alla frontiera.
Il velo si solleverà e a lei sarà dato intravedere
Cose nascoste agli altri mortali.

Con i piedi per terra,
tutta presente nel proprio corpo,
ma la testa in cielo,
cosciente, bene attenta,
pervasa da una nuova grandezza, combattuta
tra due forze che si contrappongono,
la sua affinata visione
potrà percepire,
al di là delle apparenze,
un piano diverso, un’altra dimensione
un ritmo, una struttura,
una pulsazione, una gioia
simile alla materia, alla stoffa del tempo,
senza fine né principio,
senza lacrime né ombre:

da essa veniamo,
a lei torneremo.